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esposizione

Al Forte di Bard l'arte di Fernando Botero in mostra

Il maestro del volume in oltre cento opere tra capolavori, inediti e schizzi preparatori

Al Forte di Bard l'arte di Fernando Botero in mostra

Una delle opere di Botero in mostra al Forte di Bard

Lo stile di Botero nacque per caso nel 1957, quando l’artista, dipingendo un violino, per errore fece il foro dello strumento molto più piccolo rispetto alla cassa. Il risultato lo impressionò: quella forma dilatata al suo sguardo evocava sensualità. La passione per i volumi informò tutta la sua arte, voluminosi tutti i soggetti che Fernando Botero dipingeva, così come le sue inconfondibili donne. Anche se, diceva: «Non dipingo donne grasse. Quello che dipingo sono volumi». Al pittore, scultore e disegnatore colombiano, al maestro del volume il Forte di Bard dedica, a poco più di due anni dalla sua scomparsa (morì il 15 settembre 2023), la rassegna “Fernando Botero. Tecnica monumentale”, realizzata in collaborazione con 24 Ore Cultura e Fernando Botero Foundation. Curata da Cecilia Braschi, sarà aperta al pubblico da domani, sabato 29 novembre, al 6 aprile 2026 nelle sale delle Cannoniere del Forte aostano.

Dopo la grande retrospettiva tenutasi alcuni mesi fa a Roma a Palazzo Bonaparte, questa mostra, ricca di oltre cento opere, sarà l’occasione per ripercorrere l’intera carriera del maestro, dagli anni Quaranta del ’900 alle ultime opere, realizzate a Monaco tra il 2019 e il 2023. Si potranno ammirare i lavori giovanili, diversi inediti provenienti dalla collezione stessa dell’artista e si potranno vedere esposti per la prima volta, accanto alle grandi pitture finite, alcuni suoi schizzi preparatori. Non mancano, naturalmente, opere emblematiche come “Autoritratto con Arcangelo” (2015), in cui l’artista si ritrae nell’arte del dipingere, diverse versioni di “Leda e il cigno”, “Venere”, e “Il ratto di Europa”, in cui si confronta con i grandi temi dell’arte classica, o ancora “Terremoto” (2000). Un percorso espositivo articolato in aree tematiche significative della varietà dei temi trattati - la natura morta, il nudo, le feste popolari e altro ancora - e dello studio approfondito che fece della storia dell’arte. «La mia opera deriva da tante cose - aveva dichiarato in un’intervista - : l’arte etrusca, quella precolombiana, quella popolare. È un misto, una specie di cocktail che si forma nella mia mente».

Di questo cocktail facevano parte in particolare gli artisti del ’300 e ’400 italiano come Giotto, Masaccio, Piero della Francesca, Paolo Uccello e anche un suo contemporaneo, Pablo Picasso, il cui “Guernica” Botero aveva definito «il più importante quadro del XX secolo». Mentre dell’arte contemporanea diceva: «La povertà dell’arte contemporanea è terribile, ma nessuno ha il coraggio di dire che il re è nudo».

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