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Il commento

Elegia della mezza porzione

Gli scandali, il caro-vacanze, il tenere la linea nell’estate italiana del 2023

Elegia della mezza porzione

I cinefili ricorderanno la citazione. In "C’eravamo tanto amati" (film del 1974 di Ettore Scola ) nella Roma del dopoguerra, giornalisti venuti dal sud insieme con aspiranti sceneggiatori alla caccia di produttori e registi, vi sono diverse scene ambientate in una tipica trattoria “romanesca” dove sull’immancabile tovaglia a quadrotti, e in tono perentorio, il piatto forte era richiesto tassativamente in “mezza porzione”. Ma facendo un excursus, cerchiamo di capire da dove nasce questa “moda”.

Esistono un insieme di ragioni che spingono a richiederla, non tutte strettamente economiche. Da un lato il bombardamento mediatico costituito dalla profusione di trasmissioni tv dedicate alla cucina, grazie al quale vedere capolavori culinari ridotti a porzioni di circonferenze millimetriche disposti sul piatto ha subdolamente inculcato nell’immaginario collettivo il primato del gusto sulla quantità. Si dirà, è un segno dei tempi. Attenti alla linea, questa esigenza si sposa con l’attenzione crescente al benessere (siamo tempestati da suggerimenti, quando non proprio dei diktat culinari, ai quali prontamente uniformarsi per assolvere insieme una manciata di sensi di colpa (per le tentazioni della tavola) o per il mancato ricorso ad una palestra, quando non ad un semplice esercizio motorio. A tavola, pertanto, lungi dall’esigenza di contenere i costi, si cerca (come in tante altre cose) un timido compromesso: voglio mangiare sì, ma quel tanto che serve, “giusto un assaggio”. Da qui la diatriba del “piattino accessorio”. Una sorta di tassa, un pater-ave-gloria per espiare l’irreprimibile “peccato di gola” ed auto assolversi, per non scontare la sensazione di aver esagerato.

Giusto far pagare i due euro? Sì e no. Materia di incandescenti dibattiti sotto gli ombrelloni dell’Italia vacanziera, Sicuro argomento sul quale ci si sono tuffati a pesce i talk di tutte le reti (amplificando in questo modo sia la discutibile pratica, che la notorietà dei locali i cui scontrini sono diventati “virali” nel volgere di poche ore, è un tipico vezzo italico, che si richiama alla tradizione che vuole, da un lato i ristoratori trincerati dietro non meglio precisate esigenze di contenimento dei costi, dall’altro lo scandalizzarsi per l’incremento di un conto di pochi euro (quando non centesimi) quando detti costi potrebbero serenamente (e senza tanto scandalo) essere assorbiti nelle variopinte voci elencate nel conto da pagare. Trofie o non trofie, tramezzino “splittato”, questa strana estate del “Piattino” terrà banco nelle conversazioni ancora qualche giorno. Alle prime piogge, ai primi freddi, tirati fuori i primi capi un po’ più pesanti sarà più facile nascondere qualche chilo in più e abbandonarsi, stavolta senza l’incubo della prova costume, a porzioni normali, seduti ai tavoli dei nostri ristoranti di riferimento.

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