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I segreti del film cult
17 Dicembre 2023 - 13:50
L'assetto basso, la carrozzeria rosso fiammante, quella scritta "Turbo" fra i gruppi ottici posteriori e i segni del battistrada sulla neve. Così una autovettura semplicemente mitica arriva a Cortina, nel film cult "Vacanze di Natale" del 1983, che adesso ritorna al cinema in edizione restaurata.
Da quell'auto, scarponcino Timberland appoggiato sfrontatamente nella neve e occhiali a specchio che toglie con gesto studiato, scende Billo, il pianista di pianobar interpretato da Jerry Calà. E quell'auto è una Mini De Tomaso turbo, un modello semplicemente iconico, ormai, il cui destino fu però segnato dalla cessione dell'azienda alla Fiat, che la "uccise", forse per evitare la concorrenza al modello di casa, ossia la Autobianchi A112 Abarth.
Presentata al Salone dell'Auto di Torino nel 1974, la Mini era una autovettura assemblata, su licenza inglese, dalla Innocenti di Lambrate, in provincia di Milano. Successivamente, la British Leyland prese la gestione completa dell'azienda, il cui punto forte era proprio questa piccola utilitaria stilizzata da Nuccio Bertone. Alla Leyland, subentrò la De Tomaso - lo stabilimento che fu De Tomaso e Bertone è quello divenuto Maserati e ormai dismesso da Stellantis - e anche la Mini si trasformò: arrivò la cattivissima Turbo De Tomaso, con il piccolo spoiler sul posteriore, la presa d'aria sul cofano, i fendinebbia gialli - facevano molto "rally" in quegli anni -, cerchi in lega e elementi sportiveggianti neri, come la fascia sulle fiancate, sui passaruota e la griglia anteriore "a rete" fitta.
La Innocenti aveva nel frattempo abbandonato l’Innocenti i motori Leyland in favore dei più moderni tre cilindri Daihatsu giapponesi. Ma la svolta della Turbo è epocale: motore di 993 centimetri cubi per ben 72 cavalli, con il turbo che porta a 165 chilometri orari di velocità massima e uno scatto da 0 a 100 in 10 secondi.
Tra vari aggiornamenti e nuove versioni, tra cui una griffata Missoni, l'avventura prosegue fino agli inizi degli anni '90, quando ormai Innocenti è passato nel Gruppo Fiat. E qui arrivano le note dolenti: se già la A112 era la rivale per eccellenza, e comunque le ultime Mini ormai ribattezzate Small condividevano elementi della Panda e si ritrovavano con un propulsore più piccolo, adesso la Fiat aveva in rampa di lancio la nuova Cinquecento e inoltre, ad Arese, produceva la Y10, ossia l'utilitaria destinata a diventare l'auto simbolo e un poco chic o snob, perché "piace alla gente che piace". Risultato, la gloriosa Mini Turbo De Tomaso fu sacrificata.
Ma in Vacanze di Natale possiamo assistere a una ricca carrellata di vetture dell'epoca, alcune delle quali hanno fatto davvero la storia. A partire, se vogliamo, dalla Maserati.
Christian De Sica, che interpreta Roberto Covelli, arriva a Cortina con Samantha, la meravigliosa e compianta Karina Huff, a bordo di una fiammante Maserati Quattroporte.
Alla fine del film, poi, lei sceglierà di andare via con un nuovo amico - dopo che Roberto ha svelato il suo segreto, "Sono moderno, ecco sono moderno!" -, armato di pelliccione e Rolls Royce.
La famiglia Marchetti, con un giovane Claudio Amendola, arriva a Cortina fra le imprecazioni del capofamiglia interpretato da Mario Brega che rimpiange la più economica Ovindoli a bordo di una Fiat Ritmo di colore blu carta da zucchero.
Si tratta della seconda serie, quella con i quattro fari tondi nella mascherina e il nuovo marchio Fiat. Come modello potrebbe essere la 60S cinque porte oppure la 70S cinque porte. Conoscendo la parsimonia di papà Marchetti, optiamo per la 60S che aveva un affidabile motore 1.200 di cilindrata.
Ma sempre in tema di nostalgia e rimpianti, la Fiat Ritmo era prodotta nel grande stabilimento di Rivalta, anche quello ormai smantellato e destinato alla logistica, con una parte addirittura messa in vendita sul Web.
La carrellata prosegue con la compagnia di amici ricchi e snob di Claudio Amendola a Cortina, dal secondo rampollo Covelli ad Antonella Interlenghi ragazza contesa e le sue amiche paninare tutte moda, riviste patinate e Simon Le Bon, che mentre aspettano Claudio siedono con noncuranza addirittura sul cofano di una Jaguar.
Interessante però guardare il fuoristrada alle spalle del gruppo, di proprietà di Frollosecco interpretato da Paolo Baroni. E' un Tojota FJ40, una 4x4 robusta, inarrestabile e amatissima.
Chiudiamo la carrellata con un vero mattatore, ossia quel Donatone interpretato da Guido Nicheli, il marito di Stefania Sandrelli che è però ancora innamorata di Billo-Jerry Calà. L'uomo che arrivando in hotel, notando il tempo impiegato, pronuncia l'immortale "Alboreto is nothing!". E poi, prima di dire che la vera libidine è "sole, whisky e sei in pole position", viene intrappolato in una discussione su auto da scegliere, confrontare, perché "cambiare car è uno stile di vita" e poi il suo amico l'ultima volta che ha dovuto decidere "fra l'Alfetta e il BMW iniezione è andato in paranoia".
Tutto molto anni 80, davvero. E lui che cosa guidava? Una fantastica Mercedes 500 SEL. Che però verso la fine del film lo tradisce, "Ho chiamato i freni e loro... sega!", facendolo finire in ospedale. Un tradimento che brucia più di quello subito da Ivana-Sandrelli o quello da lui tentato con "la tigre del ribaltabile".
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