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Ambiente
30 Aprile 2024 - 17:45
La "Noce di Mare" (Fonte Instagram)
Nelle acque della Laguna di Venezia, si nasconde un piccolo ma pericoloso invasore che destabilizza non solo la biodiversità locale ma anche le tradizioni di pesca secolari. Si tratta della noce di mare, un organismo gelatinoso e trasparente di pochi centimetri che sta causando non pochi problemi ai pescatori locali. La "Mnemiopsis leidyi" (nome scientifico), a causa del suo impatto negativo sugli ecosistemi, è stata classificata tra le 100 specie invasive più pericolose al mondo. Un recente studio condotto dal Dipartimento di Biologia dell'Università di Padova, in collaborazione con l'Istituto Nazionale di Oceanografia e Geofisica Sperimentale di Trieste, ha evidenziato come l'introduzione e l'esplosione demografica di questa specie sia direttamente collegata all'aumento delle temperature delle acque, fenomeno accentuato dal cambiamento climatico. Inoltre la Laguna di Venezia è particolarmente esposta alle specie invasive, soprattutto a causa del suo intenso traffico navale, che facilita l'arrivo di specie non autoctone.
Questo ctenoforo è in grado di consumare grandi quantità di plancton e larve di pesce, influenzando negativamente la biodiversità marina e riducendo drasticamente i raccolti dei pescatori locali. Inoltre, la sua presenza intasa le reti da pesca, rendendo le giornate di lavoro più lunghe e meno produttive. Questa invasione ha già ridotto il raccolto di pesce della laguna di quasi il 40% negli anni tra il 2014 e il 2019, prima ancora dell'arrivo di altre specie invasive come il granchio blu.
Specie invasive, c'è anche il granchio blu (Fonte Instagram)
Il progetto di ricerca, guidato da Filippo Piccardi, dottorando presso l'Università di Padova, ha messo in luce come le conoscenze ecologiche dei pescatori locali siano state fondamentali per tracciare l'evoluzione temporale e l'impatto della specie invasiva. La collaborazione tra accademici e pescatori non solo ha permesso una maggiore comprensione dell'impatto ecologico della noce di mare, ma ha anche aperto la strada a possibili strategie di mitigazione e adattamento sostenibili, volte a preservare gli ecosistemi e le tradizioni locali.
Potrebbe la noce di mare seguire le orme del granchio blu e trovare il suo posto nei menu dei ristoranti di tutto il mondo? La sua somiglianza con la medusa (molto diffusa in Asia), unita al vantaggio di non essere tossica e velenosa, potrebbe renderla un ingrediente particolarmente attraente per numerosi chef. Solo il tempo potrà dirlo.
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