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"Il Mediterraneo ha finito il pesce": il WWF lancia l'allarme

L'organizzazione non usa mezzi termini: "Abbiamo già consumato tutte le riserve di pesce, crostacei e molluschi per il 2024"

"Il Mediterraneo ha finito il pesce": il WWF lancia l'allarme

Ci sono notizie che arrivano come uno tsunami. Il Mediterraneo, secondo mare più sfruttato al mondo, non riesce a sostenere l'attuale domanda. La crisi è evidente, e l'ultimo avviso del WWF arriva proprio mentre si sta per tenere il 36esimo Comitato per la Pesca della FAO (COFI) a Roma. Dal 8 al 12 luglio, i leader mondiali discuteranno di acquacoltura, sostenibilità e biodiversità marina, ma l'annuncio del "Fish Dependence Day" segna già un inizio amaro per l'evento.

Il "Fish Dependence Day" è definito dal WWF come “quel momento in cui l’Europa esaurisce virtualmente l’equivalente della produzione annua interna di pesce, molluschi e crostacei”. La stima viene fatta calcolando quante risorse sarebbero ancora disponibili se tutti avessimo mangiato solo prodotti ittici dei nostri mari. La risposta, a sei mesi dal 1 gennaio 2024, è zero. Come ci siamo arrivati? La prima risposta sta nella domanda europea decisamente troppo alta: ben 24 chili l’anno. E indovinate un po’ chi porta la maglia nera in termini di consumo di pesce? L’Italia, che supera di gran lunga la media aggiudicandosi 31,21 chili pro capite. E la domanda, specie nel periodo estivo, è in costante aumento.

Un esemplare di tonno rosso, ormai introvabile (Fonte Instagram)

La seconda risposta, quella che dovrebbe farci venire un brivido lungo la schiena, è lo stato di salute del Mediterraneo. Male, malissimo, da terapia intensiva. Con più del 58% di overfishing, la pesca illegale che fa le sue razzie indisturbata, le specie invasive, l’eutrofizzazione e adesso pure la mucillagine, il Mare Nostrum non assomiglia più tanto a un mare. Piuttosto a una foresta tropicale, un deserto, una distopia cyberpunk con pirati moderni disposti a tutto. Questa marea ormai è alta, ma possiamo ancora fare qualcosa.

Posto che per il resto del 2024 l’Europa è costretta a ricorrere all’importazione, ci sono alcune misure che possono limitare l’impatto (collettivo e individuale) sul mare. “Le evidenze scientifiche confermano come aumentando la protezione in aree chiave del Mediterraneo gli habitat marini potrebbero riprendersi, gli stock ittici chiave essere ricostituiti e noi potremmo combattere al meglio l’impatto del cambiamento climatico” afferma Giulia Prato, responsabile mare WWF. L’invito dunque, per questo imminente summit COFI, è considerare (e prendere provvedimenti su) gli aspetti politici, economici e ambientali della pesca europea. La politica deve giocare un ruolo fondamentale nella regolamentazione della pesca, implementando restrizioni più severe contro la pesca illegale e proteggendo le aree marine vulnerabili.

Ma come possiamo comportarci noi consumatori? Ecco alcuni suggerimenti pratici per ridurre il nostro impatto:

  1. Scegliere pesce locale e adulto: Evitare il sovrasfruttamento delle specie rispettando i tempi di riproduzione. Ad esempio, preferire pesci come il merluzzo e la sogliola solo durante la loro stagione.

  2. Conoscere il calendario della pesca: Consumare pesce di stagione e rispettare i divieti. Evitare di comprare vongole durante il periodo di fermo biologico.

  3. Ridurre il consumo di pesce: Optare per alternative alimentari sostenibili, come proteine vegetali e pesce d'allevamento sostenibile.

  4. Educarsi e sensibilizzare: Informarsi sui metodi di pesca sostenibili e supportare le politiche di conservazione marine. Partecipare a campagne di sensibilizzazione per educare gli altri sull'importanza della sostenibilità marina.

  5. Supportare le certificazioni sostenibili: Acquistare prodotti ittici certificati da organizzazioni che garantiscono pratiche di pesca sostenibili.

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