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"L'avrai mica perso?"
18 Settembre 2024 - 14:40
Fondata nel 1946, Tupperware è stata per decenni un nome di riferimento nel mondo dei prodotti per la conservazione degli alimenti. Il suo modello di vendita porta a porta, noto come “Home Party Plan”, è stato pionieristico e ha segnato un'epoca, ma la modernità ha portato sfide impossibili da superare. Oggi, con l'attivazione del Chapter 11, il marchio tenta di riposizionarsi nel mercato globale, cercando disperatamente una via d’uscita per evitare la liquidazione definitiva.
Negli anni '50 e '60, Tupperware era sinonimo di innovazione. I contenitori plastici che promettevano freschezza e praticità conquistarono le case di milioni di famiglie nel mondo. L'azienda ebbe il suo apice quando Brownie Wise, allora segretaria di Earl Tupper, sviluppò il celebre metodo “Home Party”, in cui le vendite si effettuavano attraverso eventi casalinghi, creando un effetto a catena che ha permesso al marchio di crescere esponenzialmente.
Tuttavia, gli ultimi decenni sono stati segnati da difficoltà inarrestabili. Il modello di vendita diretta, basato su reti di casalinghe, ha perso efficacia con l'emancipazione femminile e i mutamenti sociali. L’ascesa di e-commerce e supermercati globali ha reso obsoleta la strategia porta a porta, con il marchio che faticava ad adattarsi a un mercato sempre più competitivo e digitalizzato.
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Un altro fattore determinante nella crisi di Tupperware è stato il cambiamento delle sensibilità ambientali. Mentre cresceva la consapevolezza sull’impatto ecologico della plastica, le vendite dell’azienda subivano una drastica riduzione. Le generazioni più giovani, sensibili alla sostenibilità, si sono allontanate dai prodotti realizzati in plastica, preferendo alternative eco-friendly. Solo di recente l’azienda ha iniziato a introdurre prodotti più "green", ma gli sforzi sono arrivati troppo tardi per invertire la tendenza.
Le azioni in borsa sono crollate
Tupperware ha richiesto l’amministrazione straordinaria tramite il Chapter 11 del codice fallimentare statunitense. Questa procedura permetterà all’azienda di sospendere i pagamenti ai creditori e cercare un piano di ristrutturazione del debito. L’amministratrice delegata Laurie Ann Goldman ha spiegato che il processo di ristrutturazione darà a Tupperware il tempo necessario per ripensare il proprio modello di business e tentare un'ulteriore trasformazione verso il digitale e l'innovazione tecnologica.
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Se il piano fallisse, però, il Chapter 11 potrebbe trasformarsi in Chapter 7, ossia la bancarotta definitiva con la liquidazione di tutti i beni aziendali. Con debiti stimati tra 1 e 10 miliardi di dollari, e asset tra 500 milioni e 1 miliardo, il futuro di Tupperware sembra più incerto che mai.
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