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Economia

Ogni anno sprechiamo 8,2 milioni di tonnellate di cibo e ci costa 372 euro a persona

Le analisi effettuate da Divulga rivelano che il 76% dello spreco riguarda le abitazioni private

Ogni anno sprechiamo 8,2 milioni di tonnellate di cibo e ci costa 372 euro a persona

Ogni anno, in Italia, una quantità impressionante di cibo finisce nella pattumiera: ben 8,2 milioni di tonnellate. Un dato che, oltre a sollevare questioni etiche e ambientali, incide pesantemente sulle tasche dei cittadini, con un costo stimato di 372 euro a testa, per quasi un totale di 22 miliardi. Quali sono le ripercussioni di questo fenomeno?


Nel panorama nazionale, secondo le analisi effettuate da Divulga sui dati Eurostat aggiornati al 2022, si rileva che il 76% delle perdite economiche attribuibili allo spreco alimentare, quantificabili in 15,8 miliardi di euro, avviene all'interno delle abitazioni private. Il rimanente 24% è ripartito tra i vari settori economici: il commercio e la distribuzione incidono per l'8%, pari a 1,7 miliardi di euro; la ristorazione contribuisce per il 6%, corrispondente a 1,3 miliardi di euro; la produzione primaria rappresenta un ulteriore 6%, per un totale di 1,1 miliardi di euro; infine, l'industria alimentare è responsabile del 5%, equivalente a 965 milioni di euro.

Il costo economico dello spreco alimentare è solo la punta dell'iceberg. Oltre ai 372 euro che ogni cittadino italiano perde annualmente, vi sono costi nascosti che gravano sull'intera società. La produzione di cibo richiede risorse preziose come acqua, energia e suolo. Quando il questo viene sprecato, anche queste risorse vengono sprecate, contribuendo a un impatto ambientale devastante. Le emissioni di gas serra derivanti dalla decomposizione del cibo nei rifiuti solidi urbani sono un ulteriore tassello di questo complesso puzzle.



La catena alimentare è lunga e complessa, e il cibo può essere perso o sprecato in ogni fase del processo, dalla produzione al consumo finale. Nei campi, raccolti imperfetti o eccedenze di produzione possono finire scartati. Nei supermercati, le politiche di marketing e le date di scadenza spesso portano a un eccesso di offerta. Infine, nelle case, la mancanza di pianificazione e la scarsa consapevolezza contribuiscono a riempire i bidoni della spazzatura.

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