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Economia
04 Febbraio 2025 - 11:42
Ogni anno, in Italia, una quantità impressionante di cibo finisce nella pattumiera: ben 8,2 milioni di tonnellate. Un dato che, oltre a sollevare questioni etiche e ambientali, incide pesantemente sulle tasche dei cittadini, con un costo stimato di 372 euro a testa, per quasi un totale di 22 miliardi. Quali sono le ripercussioni di questo fenomeno?
Nel panorama nazionale, secondo le analisi effettuate da Divulga sui dati Eurostat aggiornati al 2022, si rileva che il 76% delle perdite economiche attribuibili allo spreco alimentare, quantificabili in 15,8 miliardi di euro, avviene all'interno delle abitazioni private. Il rimanente 24% è ripartito tra i vari settori economici: il commercio e la distribuzione incidono per l'8%, pari a 1,7 miliardi di euro; la ristorazione contribuisce per il 6%, corrispondente a 1,3 miliardi di euro; la produzione primaria rappresenta un ulteriore 6%, per un totale di 1,1 miliardi di euro; infine, l'industria alimentare è responsabile del 5%, equivalente a 965 milioni di euro.
Il costo economico dello spreco alimentare è solo la punta dell'iceberg. Oltre ai 372 euro che ogni cittadino italiano perde annualmente, vi sono costi nascosti che gravano sull'intera società. La produzione di cibo richiede risorse preziose come acqua, energia e suolo. Quando il questo viene sprecato, anche queste risorse vengono sprecate, contribuendo a un impatto ambientale devastante. Le emissioni di gas serra derivanti dalla decomposizione del cibo nei rifiuti solidi urbani sono un ulteriore tassello di questo complesso puzzle.
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