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Negging: il veleno invisibile che rovina le relazioni

Frasi ambigue, complimenti tossici e insicurezza: il negging è ovunque, ma pochi lo riconoscono. Ecco come smascherarlo

Negging: il veleno invisibile che rovina le relazioni

Immagine di repertorio

Non è una battuta innocente, né un semplice gioco di seduzione. Il negging è una strategia manipolativa che si insinua nelle relazioni senza farsi notare, lasciando segni profondi sulla sicurezza personale di chi lo subisce. Un'arma sottile, fatta di commenti ambigui e critiche mascherate da complimenti, capace di far vacillare anche le persone più sicure di sé.

Il termine deriva dall’inglese negative e descrive un comportamento tossico basato su insinuazioni che destabilizzano. L’esperta di salute mentale Jennifer Kelman, in un’intervista pubblicata su AOL.com, lo spiega chiaramente: «È una pratica che va oltre il semplice malumore o una giornata storta. È un meccanismo che, sebbene sottile, può avere effetti devastanti sulla fiducia in se stessi.»

Le piattaforme di dating, come Tinder, sono il terreno ideale per questa dinamica. Alcune frasi, apparentemente innocue, rivelano un intento manipolativo. Espressioni come "Cerco qualcuno che valga il mio tempo" o "Se non sai almeno tre lingue, lasciamo perdere" creano un senso di inferiorità nell’interlocutore, spingendolo inconsciamente a voler dimostrare di essere all’altezza.

L’obiettivo è stabilire una gerarchia nascosta, facendo leva sull’insicurezza dell’altro per ottenere potere nella relazione. Chi subisce il negging finisce per rincorrere l’approvazione altrui, spesso senza accorgersene. Uno degli strumenti più comuni del negging è il falso complimento. Frasi come "Hai un bel viso, ma dovresti sorridere di più" o "Sei davvero intelligente per una ragazza" nascondono critiche sottili, lasciando un retrogusto amaro.

Kelman lo descrive bene: «È come ricevere una carezza seguita da uno schiaffo». Questo gioco ambiguo semina insicurezza e alimenta un bisogno di approvazione che diventa difficile da spezzare.

Non è un caso che il negging sia spesso associato al gaslighting, un’altra tecnica manipolativa in cui si porta la vittima a dubitare delle proprie percezioni. Chi pratica il negging tende a minimizzare le reazioni dell’altro, etichettandole come "esagerate" o "sensibili", creando così un circolo vizioso. Il primo passo per difendersi dal negging è riconoscerlo. Se un commento fa sentire a disagio, non è solo una battuta. Se una frase sembra un complimento ma lascia dubbi, potrebbe essere un modo per destabilizzare.

Kelman consiglia di rispondere con fermezza e osservare la reazione dell’altro. Se il comportamento si ripete e il confronto viene evitato, è un segnale da non sottovalutare. Il negging non è solo una strategia manipolativa, ma un gioco psicologico che, nel tempo, può erodere sicurezza e lucidità, lasciando un impatto ben più profondo di quanto sembri.

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