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Scienza
14 Marzo 2025 - 21:45
Mentre il mondo intero lotta contro livelli sempre più elevati di inquinamento atmosferico, esistono ancora sette paesi in cui l'aria rimane sorprendentemente pulita. Secondo l'ultimo rapporto della fondazione IqAir, solo Australia, Bahamas, Barbados, Estonia, Grenada, Islanda e Nuova Zelanda sono riusciti a mantenere una concentrazione media annuale di particolato fine PM2,5 al di sotto dei 5 µg/m3, come raccomandato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).
Con l'Oceania come regione geografica più virtuosa (il 57% delle città soddisfa i parametri OMS), questi sette paesi rappresentano delle vere e proprie oasi di aria pura in un pianeta sempre più soffocato dall'inquinamento. Il segreto? Bassa densità abitativa, forte utilizzo di energie rinnovabili e politiche ambientali mirate.
Dall'altra parte della classifica, invece, si trovano le realtà più drammatiche: il Ciad è il paese con l'aria più inquinata al mondo, con una concentrazione di PM2,5 pari a 91,8 µg/m3, seguito da Bangladesh (78 µg/m3), Pakistan (73,7 µg/m3), Repubblica Democratica del Congo (58,2 µg/m3) e India (50,6 µg/m3). Proprio in India si trova la città con la peggiore qualità dell'aria al mondo, Byrnihat, con un livello medio di 128 µg/m3.
Alcune nazioni stanno attuando misure drastiche per ridurre l'inquinamento atmosferico. In particolare, in Asia il Sud-Est asiatico ha avviato iniziative di monitoraggio per frenare gli incendi boschivi stagionali, mentre metropoli come Pechino e Seul stanno imponendo normative più severe per veicoli e industrie. Tuttavia, il cambiamento climatico continua a rappresentare una sfida: temperature più elevate favoriscono incendi sempre più devastanti, peggiorando ulteriormente la qualità dell'aria.
Uno degli aspetti più preoccupanti è la scarsità di dati affidabili in alcune regioni del mondo, soprattutto in Africa, dove si conta una sola stazione di monitoraggio ogni 3,7 milioni di abitanti. La recente decisione degli Stati Uniti di non rendere più pubblici i dati raccolti dalle loro ambasciate potrebbe ostacolare ulteriormente gli sforzi per una maggiore trasparenza.
Non tutto è perduto: iniziative come il progetto di IqAir per installare centraline di monitoraggio nelle scuole di tutto il mondo potrebbero rivoluzionare la raccolta dati e sensibilizzare le comunità locali. "Le scuole sono al centro delle comunità, il che le rende luoghi ideali per il monitoraggio della qualità dell'aria", afferma Frank Hammes, CEO di IqAir. Se portato avanti su scala globale, questo movimento potrebbe rappresentare un passo decisivo verso un pianeta più respirabile.
Mentre la maggior parte delle città del mondo fatica a contenere l'inquinamento atmosferico, poche nazioni dimostrano che vivere con un'aria pulita è ancora possibile. Investire in monitoraggio, politiche ambientali efficaci e sensibilizzazione della popolazione potrebbe essere la chiave per ridurre i livelli di inquinamento e garantire un futuro più sano per tutti. La battaglia per un'aria più pulita è appena iniziata: sei pronto a farne parte?
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