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Meta introdurrà la possibilità di scrivere note ai post, ecco per quale motivo e chi potrà farlo

La lunghezza massima di 500 caratteri

Meta introdurrà la possibilità di scrivere note ai post, ecco per quale motivo e chi potrà farlo

Foto di repertorio

Meta cambia rotta sulla lotta alla disinformazione. Mark Zuckerberg ha sorpreso tutti annunciando, a inizio anno, l’abbandono del fact-checking di terze parti per lasciare agli utenti stessi il compito di valutare l’attendibilità dei contenuti. Un modello ispirato a quello già adottato su X (ex Twitter) e che ora prende forma concreta: il 18 marzo partirà il test della nuova funzione "Community Notes", che permetterà agli utenti di Facebook, Instagram e Threads di scrivere e assegnare note ai post condivisi sulle piattaforme.

Per il momento il sistema sarà testato esclusivamente negli Stati Uniti, ma l’obiettivo è evidente: estendere il meccanismo su scala globale nei prossimi mesi. Con questa mossa, Meta segue il modello lanciato da Elon Musk, che con le Community Notes ha affidato agli utenti il compito di aggiungere un contesto informativo ai contenuti potenzialmente fuorvianti. Un sistema partecipativo, ma che solleva interrogativi sulla sua reale efficacia nel contrastare la disinformazione.

A differenza del vecchio sistema di fact-checking gestito da enti indipendenti, con Community Notes saranno direttamente gli utenti a decidere quali contenuti necessitano di un chiarimento. Meta non interverrà nel processo di selezione né nella valutazione dei post, lasciando alla comunità il compito di stabilire quali informazioni siano corrette o fuorvianti. Per evitare distorsioni e pregiudizi, ogni nota verrà pubblicata solo se i contributori con punti di vista differenti raggiungeranno un ampio consenso sulla sua utilità e accuratezza.

Le note, che saranno visibili su Facebook, Instagram e Threads, non riporteranno il nome dell’autore, garantendo quindi l’anonimato dei contributori. Inoltre, avranno una lunghezza massima di 500 caratteri e dovranno contenere fonti a supporto delle informazioni fornite. Meta ha anche definito con precisione i criteri per diventare contributor: sarà necessario essere maggiorenni, avere un account attivo da almeno sei mesi, disporre di un numero di telefono verificato o aver attivato l’autenticazione a due fattori. Chi soddisferà questi requisiti potrà scrivere e pubblicare note su quasi tutti i contenuti condivisi sulla piattaforma, compresi quelli pubblicati da Meta, dai suoi dirigenti, da politici e personaggi pubblici. Rimangono invece esclusi, almeno per ora, gli annunci pubblicitari.

L’esperimento di Elon Musk su X offre una doppia lettura: da un lato, le Community Notes sembrano funzionare meglio del fact-checking tradizionale. Uno studio dell’Università dell'Illinois Urbana-Champaign ha rilevato che gli utenti di X sono più propensi a modificare i contenuti falsi in risposta alle segnalazioni della community. Inoltre, una ricerca pubblicata su PNA Nexus ha dimostrato che il pubblico percepisce le Community Notes come più affidabili rispetto alle verifiche dei fact-checker.

Dall’altro lato, però, il passaggio a un sistema interamente basato sulla moderazione degli utenti ha aperto le porte a un’ondata di disinformazione, insulti e contenuti tossici sulla piattaforma di Musk. Meta seguirà la stessa traiettoria o riuscirà a mantenere un equilibrio tra libertà e affidabilità?

Il test negli Stati Uniti sarà il primo banco di prova. Se il sistema funzionerà, Facebook, Instagram e Threads potrebbero rivoluzionare il modo in cui le informazioni vengono valutate sui social. In caso contrario, il rischio è che si trasformino in una terra di nessuno, dove il confine tra verità e manipolazione diventa sempre più labile.

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