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Royal family

Dall’impresa dei Mille al tè delle cinque: ecco il biscotto tricolore apprezzato da re Carlo introvabile in Italia

L'inventore del dolce è Jonathan Carr, fondatore dell’azienda Peek Freans

Dall’impresa dei Mille al tè delle cinque: ecco il biscotto tricolore apprezzato da re Carlo introvabile in Italia

Un biscotto per celebrare un eroe del Risorgimento? A raccontarlo, oggi, è stato nientemeno che re Carlo III, che nel suo discorso alle Camere riunite ha sorpreso l’aula di Montecitorio con un curioso aneddoto dal sapore dolce e decisamente poco conosciuto in Italia. «Quando Garibaldi venne nel nostro Paese, il popolo fu contagiato da una Garibaldi-mania: fu creato addirittura un biscotto in suo nome, il massimo segno d’onore per noi», ha detto il sovrano con un sorriso.

Un biscotto? Sì, e non uno qualunque. I Garibaldi biscuits, dolcetti a base di pasta frolla e uvetta, videro la luce in Inghilterra nel 1861, proprio nel cuore dell’impresa dei Mille. Mentre in Italia Giuseppe Garibaldi scriveva la storia, a Londra il suo nome ispirava anche i pasticceri. Fu Jonathan Carr, fondatore dell’azienda Peek Freans, a lanciare l’idea: una merenda semplice e rettangolare, oggi venduta in ogni supermercato britannico, immancabile al tè delle cinque.

Conosciuti anche come “squashed fly biscuits” – “biscotti delle mosche schiacciate”, per via dell’uvetta che ricorda piccoli insetti – i Garibaldi sono diventati un classico del repertorio dolciario inglese. Ma in Italia, paradossalmente, nessuno (o quasi) li conosce. Nonostante l’omaggio a uno dei simboli più amati del nostro Risorgimento, questi biscotti non sono mai entrati nel cuore — o nel palato — degli italiani.

Le ragioni di questa dimenticanza? Probabilmente culturali. Mentre l’Inghilterra ha una solida tradizione di celebrare personaggi storici a colpi di ricette (basti pensare alla Victoria sponge cake o al celebre sandwich), l’Italia ha preferito scolpire la memoria di Garibaldi nel marmo e nel bronzo. Monumenti, piazze e viali, certo. Ma dolci e snack? Decisamente meno.

Eppure, la “Garibaldi-mania” Oltremanica fu tutt’altro che passeggera. Durante i suoi viaggi in Inghilterra, l’eroe dei Due Mondi fu accolto come una rockstar ante litteram: folle in festa, musiche popolari, acconciature alla Garibaldi e gadget ispirati al suo inconfondibile stile. I biscotti furono solo una delle tante espressioni di questo culto pop che oggi, grazie alla citazione regale, torna sotto i riflettori.

Non è il solo legame tra Garibaldi e la gastronomia. Pochi sanno che, durante la sua permanenza in America Latina, l’eroe fu anche commerciante di pasta per sopravvivere. E nella Napoli di fine Ottocento, il suo nome finì addirittura in un piatto povero ma amatissimo: la “pasta tre garibarde”, così chiamata per il colore rosso pomodoro che richiamava le celebri camicie dei suoi combattenti. Tre soldi, tre ingredienti (pasta, sugo e formaggio), e un omaggio culinario che univa patriottismo e fame quotidiana.

Oggi, con il curioso rilancio firmato re Carlo, chissà che i biscotti inglesi non trovino nuova vita anche in Italia. Magari in una versione “rivisitata” made in Italy, con ingredienti locali e un tocco di creatività nostrana. Intanto, per chi volesse scoprire questa dolce reliquia dell’entusiasmo vittoriano per il nostro Garibaldi, l’unica soluzione è cercarla nei negozi di specialità britanniche o… fare un salto a Londra.

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