Cerca

Moda

Versace entra in Prada per 1,25 miliardi di euro, una nuova era ha inizio

L'acquisizione di Versace da parte del Gruppo Prada apre scenari inediti per il futuro della moda italiana

Versace entra in Prada per 1,25 miliardi di euro, una nuova era ha inizio

L’annuncio ufficiale dell’acquisizione di Versace da parte del Gruppo Prada ha infiammato il mondo della moda, mescolando stupore, entusiasmo e una buona dose di attesa febbrile. Dopo mesi di indiscrezioni e mezze conferme, il passaggio di testimone è realtà: la Medusa entra al 100% nel pantheon di Prada per 1,25 miliardi di euro. E il lusso italiano si prepara a scrivere un nuovo, ambizioso capitolo.

Versace, che dal 2018 faceva parte dell’orbita statunitense di Capri Holdings, torna quindi in mani italiane, ma con una missione tutta nuova. Lontani i giorni dell’eccesso anni '90 e del glamour sfrenato, oggi il brand fondato da Gianni Versace si affaccia a una fase di trasformazione profonda. A guidarlo in questo viaggio ci sarà Dario Vitale, nuovo direttore creativo ex Miu Miu chiamato a coniugare l’heritage barocco e sensuale del marchio con un linguaggio contemporaneo. Accanto a lui, Donatella Versace, ora Chief Brand Ambassador, resterà la custode dello spirito originario.

Ma cosa significa davvero l’ingresso di Versace nella galassia Prada?

Significa visione, innanzitutto. Miuccia Prada, con la sua sensibilità culturale e la sua capacità di intercettare lo spirito del tempo, ha fatto di Miu Miu un laboratorio di stile diventato fenomeno globale. E se parte di quell’energia “miumiuesca” – intellettuale, spiazzante, imprevedibile – venisse trasferita nel DNA sensuale e teatrale di Versace? Qualcuno direbbe che è improbabile. Miu Miu è quello che è proprio grazie alla presenza della designer che ne ha fatto il passion project.

Il rischio, certo, esiste. Lo sa bene lo stesso Gruppo Prada, che in passato ha affrontato sfide complesse con marchi come Jil Sander e Helmut Lang, acquisiti a fine anni ’90 e poi dismessi, ma oggi la strategia appare diversa: meno colonizzazione estetica, più valorizzazione delle identità. Versace, con le sue 230 boutique dirette e oltre 600 negozi in franchising, è un gigante che non ha bisogno di essere reinventato, ma piuttosto raffinato e riletto.

C’è poi un altro elemento che rende questa operazione così strategica: l’ambizione di costruire un vero polo del lusso italiano, in grado di competere con i colossi francesi come LVMH e Kering. In un mercato che corre veloce tra metaverso, sostenibilità e nuove generazioni di consumatori, Prada ha capito che la forza sta nell’unione e Versace è la carta perfetta da calare sul tavolo.

Cosa ci aspetta ora? Probabilmente un Versace più essenziale ma non meno provocatorio, capace di dialogare con la Gen Z senza perdere la sua anima da passerella. Le silhouette resteranno audaci, ma con un nuovo rigore. I colori? Sempre accesi, ma gestiti con ironia. I loghi? Meno urlati, più pensati. Chissà che la Medusa non impari anche un po’ di understatement milanese.

In questa fase di passaggio, la presenza di Donatella sarà più che simbolica. Sarà la garanzia che la fiamma originaria non si spenga del tutto, anche mentre viene trasformata in qualcosa di nuovo. Perché il futuro di Versace, sotto il segno di Prada, non sarà una rivoluzione violenta, ma un’evoluzione raffinata. E forse, proprio per questo, ancora più potente.

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Logo Federazione Italiana Liberi Editori L'associazione aderisce all'Istituto dell'Autodisciplina Pubblicitaria - IAP vincolando tutti i suoi Associati al rispetto del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale e delle decisioni del Giurì e de Comitato di Controllo.