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Romanticismo di oggi
15 Aprile 2025 - 22:20
Negli ultimi anni le app di dating online hanno colonizzato la sfera degli incontri romantici. Ma ora qualcosa sta cambiando: la “dating fatigue” – o più precisamente la “swipe fatigue” – sta facendo crollare l’entusiasmo per Tinder & Co.. Aumenta il numero di persone che si sono stufate dei meccanismi ripetitivi delle app di incontri e che cercano nuove (vecchie) modalità per conoscersi, offline e senza filtri digitali.
Nelle settimane precedenti a San Valentino, TikTok e Instagram si sono riempiti di annunci per serate ed eventi locali dedicati a single, con proposte che vanno dai classici speed date alle cene guidate da giochi e attività di gruppo. L’obiettivo? Tornare a conoscersi dal vivo, senza il filtro dei profili perfetti e delle chat interminabili.
A Milano, ad esempio, l’iniziativa Break the Swipe organizza eventi pensati per far conoscere le persone senza passare per lo “swipe” che ha reso celebre Tinder. La cofondatrice Federica Russo racconta di aver importato l’idea dagli Stati Uniti, adattandola alla realtà italiana: incontri fluidi, a metà tra gioco e conversazione, senza rigide regole da speed date. Durante le serate, i partecipanti si spostano tra tavoli o gruppi, guidati da carte con spunti di discussione e attività ludiche, ma con ampi spazi per chiacchiere libere. E non si parla solo di amore: app come comehome!, friendness e Meetup puntano a creare connessioni sociali anche al di fuori del contesto romantico, sfruttando eventi a tema – dai corsi di cucina alle degustazioni di vino, dai quiz teatrali alle escursioni – come scuse per far incontrare chi ha voglia di fare nuove conoscenze.
Un caso emblematico è quello di Tablo, app italiana che organizza cene tra sconosciuti. Oggi vanta oltre mezzo milione di utenti e si è espansa anche fuori dalle grandi città. Il funzionamento è semplice: si accede, si sceglie un tavolo per una cena nella propria zona (o se ne crea uno), si imposta un tema e si aspetta che gli altri si uniscano. «C’è anche una chat, ma la maggior parte vuole conoscersi direttamente dal vivo», racconta il fondatore Paolo Bavaro.
Paradossalmente, queste nuove (o antiche?) esperienze sociali recuperano alcuni vantaggi delle app, come accessibilità, filtri per età o interessi, praticità, ma ne eliminano il cuore algoritmico. E proprio lì sta il punto: le app tradizionali analizzano ogni interazione per proporre profili sempre più simili a quelli già approvati, rafforzando gusti e preferenze preesistenti, senza spazio per l’imprevisto.
Come sottolinea anche l’edizione americana di Wired, il problema non è solo l’omogeneità, ma anche l’illusione di controllo: più affiniamo la selezione dei nostri potenziali match, più finiamo per rinchiuderci in un circolo vizioso che ci impedisce di incontrare davvero qualcosa (o qualcuno) di nuovo.
La pandemia ha accelerato questo cambiamento di prospettiva: dopo anni di isolamento e interazioni filtrate da schermi, cresce il desiderio di esperienze autentiche, lente, imperfette, dove l’incontro non è un target da raggiungere, ma una possibilità da vivere.
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