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Da Churchill a JFK: ecco dove alloggia la Meloni nel suo viaggio in America

Nella residenza si trovano 120 stanze, 14 camere da letto per gli ospiti, tre cortili interni e una palestra

Da Churchill alla regina Elisabetta: ecco dove alloggia la Meloni nel suo viaggio in America

Un cortile interno, porcellane storiche, cimeli di Mandela e Kennedy, e stanze dove si sono mossi capi di Stato da ogni angolo del mondo. Giorgia Meloni, in visita ufficiale a Washington per incontrare Donald Trump, non alloggerà in un hotel di lusso come nei precedenti viaggi. Stavolta dormirà alla Blair House, la residenza d’onore della Casa Bianca, concessa solo agli ospiti che la presidenza americana considera più strategici. Una scelta che parla chiaro, ancor prima degli incontri politici: l’Italia, agli occhi di Trump, è tutt’altro che marginale.

Attraversare Pennsylvania Avenue per varcare il cancello di questa dimora significa essere parte di un’elite ristretta. Qui hanno dormito Churchill, Macron, Merkel e De Gasperi. Qui si è fatta la storia, tra accordi diplomatici e aneddoti memorabili. E ora, tra quelle stanze ricche di simboli e potere, ci sarà anche la firma di Giorgia Meloni nel grande libro degli ospiti illustri.

Un onore concesso a pochi, quello della Blair House, e mai per caso. Situata al 1651 di Pennsylvania Avenue, proprio di fronte alla Casa Bianca, la residenza è da decenni il salotto buono della diplomazia americana. Nessuna stanza d’albergo, per quanto lussuosa, può competere con il carico simbolico che questo edificio racchiude. Ospitare qui un leader straniero significa inserirlo in un pantheon riservato: è il modo con cui gli Stati Uniti — e in questo caso Donald Trump — dicono sei uno dei nostri interlocutori di peso.

Giorgia Meloni si unisce così a una lista di nomi che suonano come capitoli di un manuale di storia contemporanea: Emmanuel Macron, Keir Starmer, Benjamin Netanyahu, Micheál Martin. Prima di lei, tra gli italiani, Matteo Renzi — ai tempi dell’amministrazione Obama — aveva avuto lo stesso privilegio. E prima ancora Alcide De Gasperi, nel 1947, in piena ricostruzione postbellica, quando l’Italia cercava un nuovo ruolo nel mondo.

E c’è un dettaglio che rende questo soggiorno ancora più carico di significati: Meloni aveva finora sempre dormito al Saint Regis, elegante ma impersonale. La Blair House è tutt’altro: è una dichiarazione diplomatica, è il cuore del potere in accappatoio. Dove i leader parlano lontano dai microfoni, brindano, si studiano e firmano accordi che cambiano le rotte della geopolitica.

Quella che la premier italiana calcherà è una casa con oltre due secoli di storia, costruita nel 1824 e poi acquistata dalla famiglia Blair, dinastia influente che fu al fianco di presidenti come Andrew Jackson e Abraham Lincoln. E se nel dopoguerra fu Winston Churchill ad accelerare la trasformazione della dimora in guest house ufficiale — pare che la first lady Eleanor Roosevelt lo trovasse troppo invadente per tenerlo ancora alla Casa Bianca — fu Harry Truman a consacrarla definitivamente. Vi abitò con la famiglia per quattro anni, durante i lavori di ristrutturazione della Casa Bianca, e fu lì che si consumò un attentato rimasto negli annali: due separatisti portoricani tentarono di ucciderlo sulla scalinata principale.

Ma non è solo la storia a rendere la Blair House un luogo unico. È la sua vita parallela, fatta di episodi curiosi e retroscena memorabili. Come quella volta in cui Boris Yeltsin, visibilmente alticcio e in déshabillé, cercò di uscire nel cuore della notte per trovare una pizza, venendo fermato dal Secret Service mentre tentava di salire su un taxi in Pennsylvania Avenue. O come raccontano i più scaramantici, per via delle leggende sui fantasmi che si aggirerebbero nei corridoi della casa, tra cui quello del presidente messicano Benito Juárez, ospite durante l’Ottocento.

Oggi la residenza, ammodernata ma fedele allo stile neocoloniale originario, conta oltre 120 stanze, 14 camere da letto per gli ospiti, tre cortili interni, una palestra, un salone di bellezza e uno staff altamente selezionato di 18 persone. Un microcosmo elegante e blindato, dove ogni dettaglio — dal menù alla disposizione dei fiori — segue regole precise del cerimoniale della Casa Bianca.

Giorgia Meloni avrà quindi il suo nome nel grande libro degli ospiti della Blair House, accanto a quelli di Mandela, De Gaulle, Golda Meir, Angela Merkel, Charles III. Potrà sorseggiare un tè nella Lincoln Room, dove il presidente conversava con Montgomery Blair, potrà riunirsi nello studio che fu di Truman, dormire dove dormirono Reagan e Kennedy. E, forse, contribuire anche lei a scrivere un piccolo pezzo di storia tra quelle pareti piene di memoria.

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