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Sussurri nel sonno: cosa significa davvero parlare durante la notte e quando preoccuparsi

Un fenomeno diffuso e spesso innocuo, ma può essere associato a disturbi neurologici

Sussurri nel sonno: cosa significa davvero parlare durante la notte e quando preoccuparsi

Una frase mormorata nel cuore della notte. Un nome, una protesta, un suono indistinto che sveglia chi dorme accanto. Capita a molti, e spesso con un misto di stupore e divertimento. Ma cosa si cela davvero dietro il parlare nel sonno? È solo una bizzarria innocua o può essere la spia di qualcosa di più profondo?

Il fenomeno ha un nome preciso: sonniloquio. E, a quanto pare, è tutt’altro che raro. «È molto comune», assicura Gerard Mayà, neurologo e coordinatore del gruppo sui disturbi del sonno della Società Spagnola del Sonno (SES), intervistato da Europa Press Salus. Secondo i dati, fino al 17% delle persone ha parlato nel sonno negli ultimi tre mesi, e ben due su tre lo faranno almeno una volta nella vita. Un comportamento trasversale, senza distinzioni di genere, che può comparire in qualsiasi fase del sonno, REM o non-REM.

Nella maggior parte dei casi, il sonniloquio non ha alcuna rilevanza clinica. Al massimo, disturba il sonno del partner. Ma c’è un “ma”. Quando il parlare nel sonno si accompagna ad altri sintomi – come risvegli confusionali, episodi di sonnambulismo o di terrore notturno – è opportuno consultare uno specialista. Il rischio di una patologia del sonno diventa ancora più concreto quando il fenomeno si manifesta dopo i 50 anni e la persona coinvolta inizia ad agire fisicamente i sogni, con movimenti inconsulti: calci, pugni, urla, cadute dal letto.

In questi casi, si parla di parasonnie, cioè disturbi del sonno caratterizzati da comportamenti anomali durante la notte. Le forme più comuni sono le parasonnie non-REM, che includono il sonnambulismo, i risvegli confusi e i cosiddetti "terror notturni", episodi particolarmente intensi che comportano tachicardia, agitazione fisica e urla improvvise. Tali manifestazioni sono più frequenti nei bambini – si stima che oltre il 14% ne sia colpito – e nella maggior parte dei casi tendono a scomparire con l’età.

Diversa la situazione per le parasonnie REM, che riguardano circa l’1% della popolazione sopra i 60 anni, ma possono manifestarsi già intorno ai 50. Durante la fase REM, il soggetto non solo sogna, ma interpreta fisicamente i sogni: discute, insulta, si difende, può addirittura ferirsi o cadere dal letto. Questi episodi, sottolinea il dottor Mayà, non sono da prendere alla leggera, poiché sono correlati in oltre il 90% dei casi all’insorgenza del morbo di Parkinson.

Anche chi soffre di apnea notturna può emettere suoni o parole durante i brevi risvegli causati dalle interruzioni respiratorie. Il cervello, per pochi secondi, si riattiva in modo parziale e può produrre comportamenti anomali, inclusi i sonniloqui, sia durante la fase REM che in quella non-REM.

E per chi spera di carpire verità nascoste nelle parole dette nel sonno? Meglio ridimensionare le aspettative. «I sogni non hanno un significato in sé – chiarisce Mayà – né lo hanno le frasi pronunciate durante questi episodi isolati». Nessuna profezia notturna, insomma. Solo il cervello che, nel suo viaggio notturno, si lascia sfuggire qualche parola.

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