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Tanatoprassi: che cos’è e perché è stata usata per Papa Francesco?

Il trattamento che ritarda la decomposizione e consente l’ultimo saluto dignitoso: come funziona davvero la tanatoprassi e cosa la distingue dall’imbalsamazione

Tanatoprassi: che cos’è e perché è stata usata per Papa Francesco?

Il corpo di Papa Francesco è stato sottoposto alla tanatoprassi, il trattamento post-mortem che, in Vaticano come altrove, segna l’inizio del tempo sospeso tra la morte e l’addio collettivo. Una tecnica tanto discreta quanto necessaria per permettere ai fedeli di rendere omaggio al Pontefice con dignità, senza che i segni della decomposizione prendano il sopravvento sull’immagine pubblica e spirituale del defunto.

Papa Francesco si è spento alle 7:35 di lunedì 21 aprile, giorno di Pasquetta, a causa di un ictus seguito da coma e collasso cardiocircolatorio. Il decesso è stato ufficialmente constatato alle 20:00, come da protocollo vaticano. Poco dopo, la salma è stata riportata nella Cappella di Casa Santa Marta, sua dimora per tutto il pontificato, dove è avvenuto il trattamento di tanatoprassi.

Ma cos'è, esattamente, la tanatoprassi?

Si tratta di una procedura igienico-conservativa e temporanea, ben diversa dall’imbalsamazione permanente. Consiste nell’iniezione di un fluido conservante – solitamente a base di formalina – nel sistema arterioso, seguita dall’applicazione di prodotti estetici sulla pelle del volto e del corpo. L’obiettivo è duplice: ritardare la decomposizione e preservare un aspetto sereno e dignitoso del defunto, affinché l’esposizione pubblica della salma non venga turbata da alterazioni visive o olfattive.

Come ha ricordato Andrea Fantozzi, presidente dell’Istituto Nazionale Italiano di Tanatoprassi, si tratta di un trattamento che “non ha nulla a che vedere con la mummificazione”: non si svuota il corpo, non si cercano soluzioni eterne. Il corpo, trattato con tanatoprassi, si decompone naturalmente nel tempo, con un processo ritardato di circa dieci giorni – il tempo necessario per funerali solenni e visite pubbliche.

La tecnica, largamente utilizzata in America e adottata in Italia dal 1995 (con un riconoscimento normativo solo nel 2022), è già stata impiegata per altri personaggi pubblici come Benedetto XVI e Pelé. Ora, tocca a Papa Francesco, il pontefice della semplicità e dell’umiltà, essere accompagnato da questo silenzioso rituale medico ed estetico.

L’ultimo saluto a San Pietro è previsto per il 23 aprile, mentre i funerali solenni avranno luogo tra il 25 e il 27 aprile. Migliaia di fedeli sono attesi in Vaticano, dove il corpo del Papa sarà esposto con quell’aspetto sereno che solo la tanatoprassi può garantire. Un gesto, questo, carico di spiritualità: vedere il Papa per l’ultima volta non è solo un rito, ma una forma di gratitudine collettiva. E affinché quella gratitudine possa essere vissuta in pace, è necessario che la morte non cancelli del tutto l’immagine di chi ha guidato la Chiesa.

In un’epoca in cui sacro e profano si intrecciano, la tanatoprassi diventa un atto di rispetto: verso la persona, verso il ruolo, e verso chi, in silenzio, si mette in fila per dire “grazie”. Anche così, Papa Francesco continua a parlare al mondo.

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