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Musica
30 Aprile 2025 - 17:30
La virtual band dei Gorillaz
C’è qualcosa di profondamente affascinante nell’unione tra musica e animazione. Una libertà visiva che consente alla musica di uscire dai vincoli fisici, assumere forme surreali e spingersi oltre la realtà. Questa è la forza delle band virtuali, progetti musicali in cui i musicisti non esistono realmente (o meglio, non sono presenti fisicamente sul palco) ma vivono in un mondo disegnato, digitalizzato, concepito per sfuggire alle regole del mondo reale. Dal debutto nostalgico di The Archies al successo planetario dei Gorillaz, fino ai fenomeni digitali di Riot Games e al culto globale di Hatsune Miku e il fenomeno social di Yaelokre, la storia delle band virtuali è un racconto che intreccia tecnologia, musica e immaginazione.
The Archies: quando tutto è iniziato
Il viaggio comincia nel 1968, con la serie animata The Archie Show, basata sugli iconici fumetti Archie. Al suo interno, il gruppo musicale fittizio The Archies, composto da Veronica, Reggie, Jughead, Betty e naturalmente Archie, fece il salto dalla TV alla classifica musicale grazie a “Sugar, Sugar”, un brano che raggiunse la vetta delle classifiche nel Regno Unito e negli Stati Uniti. Era la prima vera prova che una band “non reale” poteva avere successo nel mondo reale.
Josie and the Pussycats: rock e misteri in tuta leopardata
Il successo di The Archies portò Hanna-Barbera a lanciare Josie and the Pussycats, un nuovo progetto animato che univa musica, estetica felina e avventura. Il trio, composto da ragazze in abiti leopardati, si lanciava in missioni e misteri alla Scooby-Doo, pur mantenendo un cuore musicale. La serie, sebbene di breve durata, lasciò un'impronta culturale forte, tanto da essere ricordata come una delle migliori produzioni animate del suo tempo.
Jem and the Holograms: popstar nate per brillare
Negli anni ’80, Jem and the Holograms incarnarono l’incontro tra televisione e marketing, creando una narrativa musicale che accompagnava una linea di giocattoli. Con animazioni curate dallo studio giapponese Toei, la serie mescolava sonorità pop, identità segrete e spettacolarità visiva.
Gorillaz: la rivoluzione virtuale firmata Albarn & Hewlett
Nel 1998, i Gorillaz rivoluzionarono il concetto di band virtuale. Non più solo personaggi animati a supporto di una trama o di un brand, ma veri e propri artisti con narrativa, estetica e discografia. Murdoc, 2-D, Russel e Noodle divennero volti familiari in tutto il mondo, protagonisti di videoclip visionari e album collaborativi. I Gorillaz dimostrarono che un gruppo disegnato poteva dominare le classifiche e ridefinire l’estetica della musica alternativa.
Hatsune Miku e il fenomeno Vocaloid
Nel 2004, Yamaha lanciò Vocaloid, un software di sintesi vocale che prese davvero piede con la voce di Hatsune Miku. Rappresentata da un’adolescente dai lunghi capelli azzurri, Miku divenne un’icona mondiale. Le sue “esibizioni” come ologramma hanno riempito arene, e le sue canzoni, composte da migliaia di utenti, hanno raccolto milioni di ascolti. Il confine tra artista e piattaforma, tra pubblico e autore, si è fatto sempre più sottile.
Riot Games: dai videogiochi ai palchi virtuali
Con Pentakill, K/DA e True Damage, Riot Games ha saputo fondere il mondo dei videogiochi e industria musicale. Le band nate dal mondo di League of Legends sono diventate fenomeni globali, con singoli in cima alle classifiche, album completi e performance spettacolari agli eventi eSport. K/DA, in particolare, ha conquistato milioni di fan unendo K-Pop e animazione 3D in una proposta musicale innovativa.
Yaelokre: fiabe in musica da un’identità fluida
Tra gli artisti virtuali contemporanei spicca Keath Ósk, creatore di Meadowlark sotto lo pseudonimo Yaelokre. Nato come diario personale, il progetto dà voce e forma a un mondo immaginario in cui quattro bambini, The Lark, suonano e rappresentano gli archetipi di The Harkers, spiriti narratori di fiabe. Yaelokre ha ottenuto un discreto successo nell'estate del 2024, quando la sua canzone "Harpy Hare" è diventata virale su TikTok.
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