L'elezione del
Papa è uno dei momenti più scenografici e attesi della storia della Chiesa, e la
fumata che sale dal comignolo della
Cappella Sistina rappresenta il segnale visibile che sancisce l'esito della votazione. Ogni volta che i
cardinali si riuniscono per eleggere il nuovo
pontefice, gli occhi del mondo sono puntati sul Vaticano, in attesa di capire se il fumo sarà
bianco o
nero. Ma cosa si cela dietro questo fenomeno, tanto
simbolico quanto chimico? Scopriamo insieme come si forma il fumo che annuncia l'elezione papale e quali sono le sostanze utilizzate.
La tradizione delle fumate per comunicare l'esito delle votazioni risale al XIX secolo. Originariamente, il fumo aveva una connotazione esclusivamente negativa: la fumata nera segnalava che non era stato scelto un nuovo papa, mentre l'assenza di fumo significava che i cardinali avevano finalmente trovato il successore di Pietro. Tuttavia, a partire dal Conclave del 1903, il colore della fumata ha acquisito un significato preciso, con la fumata bianca che segnalava l'elezione, e quella nera che indicava l'assenza di un accordo.
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Quando il Conclave entra nel vivo, i cardinali scrutiniamo i voti per eleggere il nuovo pontefice. La fumata nera si forma ogni volta che due scrutini consecutivi non portano alla nomina di un nuovo papa, ovvero quando nessun cardinale riceve i due terzi dei voti necessari per diventare papa. La fumata bianca, invece, appare quando un accordo è stato raggiunto e il nuovo papa è stato scelto.
Nel corso degli anni, si sono verificati diversi problemi legati alla visibilità delle fumate. A volte, il fumo non era abbastanza chiaro o non possedeva un colore definito, rendendo difficile per i fedeli comprendere se fosse stata raggiunta o meno l'elezione. Per risolvere questa difficoltà, nel tempo è stato introdotto un sistema di segnali aggiuntivi: il suono delle campane della Basilica di San Pietro che accompagna la fumata, e l'uso di una seconda stufa destinata a produrre fumogeni artificiali, per garantire un colore distintivo e immediatamente riconoscibile.
La chimica della fumata
Alla base di questo spettacolo chimico ci sono i fumogeni, sostanze che determinano il colore della fumata. La stufa utilizzata per bruciare le schede di voto e i documenti è la stessa dal 1939, ma dal 2005 è stata affiancata da un'altra stufa, destinata esclusivamente alla produzione del fumo colorato.
Nel Conclave del 2013, Padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa Vaticana, ha svelato i componenti chimici dei fumogeni. Per la fumata nera, il mix include perclorato di potassio, antracene e zolfo. Questi composti, quando bruciati, generano il fumo scuro che indica la mancata elezione del nuovo papa. D’altra parte, per ottenere la fumata bianca, si utilizza un mix composto da clorato di potassio, lattosio e colofonia, che producono un fumo luminoso e chiaro, segno dell'elezione avvenuta.
Le due stufe funzionano contemporaneamente, e i fumi che generano vengono scaricati attraverso lo stesso condotto, che si collega al comignolo della Cappella Sistina. Il fumo sale quindi visibilmente, con il supporto di resistenze elettriche e un ventilatore che migliora la circolazione dell'aria, assicurando che il fumo venga spinto fuori in modo evidente e spettacolare.
Per un periodo, una terza fumata di colore giallo veniva prodotta, ma il suo scopo non era legato all'annuncio dell'elezione. La fumata gialla veniva utilizzata esclusivamente per testare il corretto funzionamento del sistema prima dell'inizio ufficiale del Conclave. Tuttavia, questa pratica è stata interrotta dal 2005, quando un sistema elettronico avanzato ha reso superfluo il test del fumo giallo, garantendo che la produzione del fumo avvenisse senza intoppi.
Le fumate che escono dal comignolo della Cappella Sistina sono più di un semplice simbolo religioso: sono il risultato di una meticolosa combinazione di tradizione e scienza.