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Cultura
03 Maggio 2025 - 12:00
Nel Trecento, il frate francescano Giovanni de’ Marignolli arrivò nell’attuale Sri Lanka e raccontò meravigliato di un frutto “grande come un agnello” e dolce “quasi come il miele”. Era il jackfruit, allora del tutto sconosciuto in Europa, oggi rivalutato in Occidente per tutt’altri motivi: la sua sorprendente somiglianza alla carne cotta e l’utilizzo crescente come ingrediente chiave di molti piatti vegani e vegetariani.
Originario dell’India del Sud e dello Sri Lanka, il jackfruit è il frutto più grande del mondo: può superare i 60 centimetri di lunghezza e pesare oltre 40 chili. Cresce su alberi imponenti, appartenenti alla famiglia delle Moracee, la stessa di fichi e gelsi. Al suo interno, la polpa è suddivisa in bulbi carnosi, gialli e aromatici, che possono ricordare nei sapori ananas, mango e pompelmo. Eppure è quando il frutto è ancora acerbo che rivela una delle sue qualità più sorprendenti: quasi insapore, ma capace di assorbire condimenti e di sfaldarsi come uno stracotto, perfetto per imitare consistenze tipiche della carne.
Il jackfruit è passato negli ultimi anni a diventare una presenza innovativa nei menu occidentali. In Regno Unito è ormai comune trovarlo in pasticci, curry, taco e wrap vegani. Catene internazionali come Starbucks o Pizza Hut lo hanno già inserito tra gli ingredienti delle loro proposte per il Veganuary, la sfida che incoraggia a provare una dieta vegana per un mese. Il suo valore nutrizionale è un altro motivo del successo: ricco di carboidrati, vitamine (soprattutto B e C), minerali e antiossidanti, il jackfruit ha anche un discreto contenuto proteico – più alto rispetto ad altri frutti, anche se inferiore a quello di alimenti come tofu o tempeh.
Con la crescente domanda mondiale e l’attenzione sempre più alta verso alimenti sostenibili e vegetali, il jackfruit sta vivendo una nuova giovinezza. Oggi viene prodotto principalmente in India, Sri Lanka, Bangladesh, ma anche in Indonesia, Thailandia, Vietnam, e persino in alcune zone dell’Africa e dell’Australia. Il suo mercato è in forte crescita: si stima che entro il 2030 supererà i 453 milioni di dollari di valore, con un aumento del 35 per cento rispetto al 2022.
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