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Quella volta in cui... Garibaldi cambiò l’Italia con mille pazzi coraggiosi

Un'impresa impossibile che forgiò l'identità di una nazione: la Spedizione dei Mille a 165 anni di distanza

Quella volta in cui... Garibaldi cambiò l’Italia con mille pazzi coraggiosi

Oggi, 5 maggio 2025, l’Italia ricorda i 165 anni dalla partenza della Spedizione dei Mille, una delle imprese più leggendarie del Risorgimento Italiano. Era il 1860 quando Giuseppe Garibaldi, partendo da Quarto, vicino Genova, guidò un gruppo di volontari — mille uomini, o poco più — verso la Sicilia per dare il colpo decisivo al dominio borbonico e unire finalmente l’Italia sotto una sola bandiera.

Una spedizione da leggenda

Il gruppo, composto da studenti, artigiani, medici, e idealisti di ogni ceto, salpò su due piroscafi: il Piemonte e il Lombardo. L’idea era folle, quasi suicida: affrontare un esercito di decine di migliaia di soldati con un pugno di volontari. Eppure, in poco più di sei mesi, i Mille riuscirono a conquistare la Sicilia, sbarcare in Calabria e risalire fino a Napoli.

La spedizione si concluse formalmente il 26 ottobre 1860, quando Garibaldi consegnò il Regno delle Due Sicilie a Vittorio Emanuele II, il Re di Sardegna. Era il primo passo concreto verso la nascita dell’Italia unita, proclamata il 17 marzo 1861.

Torino: cuore del Risorgimento

Per i torinesi, la Spedizione dei Mille è molto più che un capitolo di storia. All’epoca, Torino era la capitale del Regno di Sardegna, il fulcro politico e culturale del movimento unitario. Molti dei volontari che seguirono Garibaldi partirono proprio dal Piemonte, e tra questi vi erano numerosi torinesi, affascinati dal mito dell’Eroe dei Due Mondi.

Un nome poco noto, ma caro alla memoria locale, è quello di Giovanni Battista Bersezio, scrittore e giornalista torinese che seguì da vicino i moti risorgimentali e contribuì con la sua penna a costruire il mito della spedizione. Un altro torinese coinvolto fu Cesare Abba, che, pur essendo ligure, studiò e visse a Torino, e nel suo celebre Da Quarto al Volturno raccontò con stile epico l’intera impresa.

 

Giovanni Battista Bersezio (six) e Cesare Abba (dex)

Aneddoti e curiosità

  • La camicia rossa: Simbolo iconico dei Mille, fu scelta da Garibaldi perché economica (era usata dai macellai uruguaiani) e facilmente riconoscibile. Alcuni dei primi modelli furono confezionati a Torino.
  • Il telegramma censurato: Quando Garibaldi conquistò Palermo, telegrafò a Cavour con il famoso messaggio: “Qui si fa l’Italia o si muore. Pare che Cavour, preoccupato per la portata rivoluzionaria dell’impresa, decise di non divulgarlo integralmente.
  • Un torinese a Marsala: Tra i Mille c’era Giuseppe Dezza, ufficiale nato a Melegnano ma educato all’Accademia Militare di Torino. Dopo l’Unità, fu deputato e poi senatore del Regno d’Italia.

La partenza da Quarto di Garibaldi con i volontari 

Le conseguenze storiche

La Spedizione dei Mille non fu solo una vittoria militare, ma un evento che cambiò per sempre l’identità nazionale. Portò il Sud d’Italia sotto la monarchia sabauda e accelerò il processo unitario, seppur con numerose contraddizioni e difficoltà, in particolare nel Meridione.

Ancora oggi, quell’impresa resta impressa nella memoria collettiva come simbolo di coraggio, idealismo e sacrificio.

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