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05 Maggio 2025 - 23:59
Immagine di repertorio
C’è stato un tempo in cui digitare “www.” prima di un indirizzo web era un gesto automatico, quasi istintivo. Oggi invece si scrive direttamente “nomedelsito.com” o qualsiasi sia il dominio, senza curarsi di quel prefisso che, per anni, ha rappresentato l’emblema stesso di Internet. Ma che fine ha fatto quel “www”? E perché c’era, in primo luogo?
La risposta è sorprendente: il prefisso “www.” non è mai stato davvero necessario. Il primo sito web della storia, creato da Tim Berners-Lee nel 1990 al CERN, si trovava su “http://info.cern.ch/”, senza alcun “www.”. Il termine World Wide Web era sì nato, ma il prefisso non ne era parte integrante.
La nascita del “www.” deriva invece da una consuetudine tecnica: i servizi su un dominio venivano suddivisi in sottodomini, come “ftp.azienda.com” o “smtp.azienda.com”. Così, quando si cominciò a gestire i server per le pagine web, fu naturale creare un sottodominio “www.azienda.com”. Questo schema prese piede rapidamente e divenne lo standard, entrando nella percezione collettiva grazie anche al marketing: era il biglietto da visita per mostrare la propria “modernità digitale”.
Ma le cose sono cambiate. Con l’evoluzione della rete e l’introduzione del protocollo HTTP/1.1 nel 1999, divenne possibile ospitare più domini su un solo server, e tramite il DNS si poteva fare in modo che “www.sito.com” e “sito.com” portassero alla stessa pagina. Nel tempo, il “www.” è diventato superfluo anche a livello comunicativo: meno caratteri, grafica più pulita, immagine più aggiornata.
Oggi, la maggior parte dei browser (Chrome, Safari, Firefox, Edge) nasconde automaticamente il prefisso, anche se tecnicamente si visita ancora il sottodominio “www.”. Resta qualche uso tecnico legato alla gestione dei cookie su siti con più sottodomini, ma per l’utente medio il “www.” è scomparso dalla vista e, in gran parte, dalla memoria.
Quella piccola sigla è ormai un organo vestigiale della rete, una reliquia di un’epoca pionieristica. Non serve più, ma ogni tanto ritorna. E quando lo fa, ci ricorda che anche Internet ha la sua storia fatta di mode, innovazioni e abitudini che si trasformano nel tempo.
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