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05 Maggio 2025 - 23:05
Non è solo questione di stanchezza: dormire poco può trasformare il nostro cervello in un guidatore in stato di ebbrezza. Secondo studi scientifici, restare svegli per oltre 18 ore consecutive altera le funzioni cognitive in modo paragonabile a un tasso alcolemico di 0,5 g/L — l’equivalente di due bicchieri di vino. Ma se la veglia si protrae per 24 ore, il cervello si comporta come se si avesse nel sangue 1,0 g/L di alcol, una soglia che in molti Paesi supera il limite legale per la guida.
La privazione di sonno produce un vero e proprio annebbiamento mentale. I riflessi rallentano, la concentrazione crolla, e anche le azioni più semplici diventano difficili da eseguire. Il giudizio si offusca, lasciando spazio a scelte impulsive e a un aumento degli errori. Nei casi più estremi, può manifestarsi una sintomatologia grave: vuoti di memoria, percezioni alterate e persino allucinazioni.
Non si tratta solo di effetti immediati. Chi dorme stabilmente meno di sei ore a notte espone il cervello a un rischio aumentato di deterioramento cognitivo, una condizione che compromette memoria, attenzione e capacità di ragionamento. Il processo è silenzioso, ma progressivo — e potenzialmente irreversibile.
Durante il sonno, il cervello espelle le tossine, ripara i circuiti neurali e consolida le informazioni acquisite durante il giorno. Privarsene significa interrompere un meccanismo essenziale, con conseguenze che riguardano non solo la lucidità, ma anche l’equilibrio emotivo, il metabolismo e la capacità decisionale.
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