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08 Maggio 2025 - 06:00
Atlanta, 8 maggio 1886. In un'America che sogna il progresso e innalza al cielo la Statua della Libertà, un farmacista col pallino della chimica, John Stith Pemberton, mescola vino di coca e noci di cola nel retro di casa sua. Cerca un rimedio per la cefalea, ma finisce – per errore – per inventare la bevanda più iconica della modernità: la Coca-Cola. Una leggenda liquida nata per caso, venduta a cinque centesimi al bicchiere, che oggi vale miliardi.
Pemberton era un tipo geniale e inquieto, veterano ferito della guerra civile, con una fissazione per i tonici miracolosi. Il suo “French Wine Coca” doveva essere un energizzante, un analgesico. Ma un giorno – complice un errore di laboratorio o forse una folgorazione creativa – al posto del vino aggiunge acqua gassata. Il risultato è sorprendete: uno sciroppo frizzante, dolce e fresco, che comincia a circolare alla farmacia Jacob’s di Atlanta. Si chiama Coca-Cola Syrup and Extract, un nome partorito dal suo contabile, Frank Robinson, che disegna anche quel logo in corsivo Spencerian destinato a diventare immortale.
Pemberton non intuisce il potenziale della sua invenzione. Ne vende qualche bicchiere, spende più di quanto incassa, si scoraggia. E fa quello che molti innovatori prima di lui hanno fatto: cede. La formula, segretissima, finisce nelle mani di Asa Candler, un imprenditore con il fiuto del business e una visione chiara. Per 2.300 dollari si prende tutto e fonda, nel 1892, la Coca-Cola Company. Inizia così l’era della bevanda come prodotto commerciale. Il marchio comincia a spuntare su calendari, vetrine, manifesti. È pubblicità, sì, ma prima di tutto è narrazione: Coca-Cola diventa un mito moderno, un simbolo, un’identità da bere.
Il potere della bottiglietta
Il punto di svolta? Il 1915, con la nascita della celeberrima bottiglietta contour. Disegnata da Alexander Samuelson su ispirazione del seme di cacao (e non della foglia di coca, come si crede), è un capolavoro di design: riconoscibile al tatto, anche al buio. È packaging, ma è anche immagine, estetica, storytelling. Da quel momento in poi, la Coca-Cola non è più solo una bevanda: è uno stile di vita.
Nel 1919, la compagnia viene acquistata da un gruppo di investitori e sotto la guida visionaria di Robert W. Woodruff diventa una multinazionale. Tra le tante campagne geniali, una entra nel mito: nel 1931, un illustratore di nome Haddon Sundblom disegna un Babbo Natale paffuto e sorridente, vestito di rosso Coca-Cola. L’immaginario collettivo non sarà più lo stesso. A Milano, Roma e Genova nascono i primi stabilimenti italiani. La Coca-Cola si globalizza, ancor prima che la globalizzazione diventi un concetto.
Pemberton morì nel 1888, senza sapere di aver creato un’icona. La Coca-Cola, nata come rimedio per il mal di testa, è oggi una delle parole più riconosciute al mondo, seconda solo a “OK”. Un errore fortuito che ha cambiato per sempre la storia dell’alimentazione, della comunicazione, e perfino della cultura pop.
Chi l’avrebbe mai detto? Una goccia di sciroppo, una bollicina di gas, e il mondo non sarebbe più stato lo stesso.
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