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07 Maggio 2025 - 15:50
Per molti sembrerà incredibile, ma fino a oggi negli Stati Uniti non esisteva un documento d’identità nazionale vero e proprio. Ogni stato faceva da sé, con patenti diverse, regole diverse, documenti spesso facoltativi e in certi casi neppure dotati di fotografia. Oggi, 7 maggio 2025, dopo quasi vent’anni di rinvii e polemiche, entra ufficialmente in vigore la Real ID: una nuova forma di identificazione con standard federali, valida per tutto il territorio nazionale. Una svolta, almeno sulla carta.
Cos’è la Real ID
La Real ID non è un documento nuovo in senso assoluto: è una misura varata nel 2005 dal Congresso americano su indicazione della commissione d’inchiesta dell’11 settembre, che segnalava l’eccessiva facilità con cui era possibile ottenere una patente di guida. In teoria, l’obbligo sarebbe dovuto scattare nel 2008. Ma in pratica, tra ritardi burocratici, costi esorbitanti e resistenze locali, è slittato fino a oggi.
Da questa mattina, chiunque voglia salire su un volo interno negli Stati Uniti dovrà esibire una Real ID – o in alternativa un passaporto o altro documento approvato. La stessa regola vale per l’accesso agli edifici federali e alle basi militari.
Il documento può assumere varie forme: spesso sarà una normale patente di guida aggiornata secondo i nuovi requisiti (che includono la famosa stellina dorata in alto a destra), ma dovrà comunque rispettare criteri di sicurezza avanzata per evitare falsificazioni. Ogni stato continuerà a emettere i propri documenti, ma con un’impostazione comune e – questa è la vera novità – confluendo in un database nazionale.
La partenza non è stata delle più fluide. Negli scorsi giorni si sono formate code chilometriche nei DMV (Department of Motor Vehicles), gli uffici statali che rilasciano la Real ID. Alcuni stati – come Oregon, Illinois e Florida – sono stati letteralmente travolti dalle richieste. Prenotazioni introvabili, file all’aperto, personale impreparato. La TSA, l’agenzia per la sicurezza dei trasporti, ha già lanciato l’allarme: nei prossimi dieci giorni gli aeroporti saranno nel caos.
Per ottenere la Real ID serve un bel pacchetto di documenti: Social Security card, bollette recenti, certificato di nascita. Le difficoltà maggiori? Le donne che hanno cambiato cognome dopo il matrimonio: devono fornire documenti originali per dimostrarlo, non sempre facilmente reperibili.
Dietro questo passaggio apparentemente tecnico si nasconde una discussione profonda e tutta americana, fatta di libertà individuale, diffidenza verso il governo federale e conflitti ideologici. Negli Stati Uniti non esiste un’anagrafe centrale, non c’è un obbligo di registrazione alla residenza, e per molte attività quotidiane – persino votare – non serve un documento con foto.
Il tema dell’identità è diventato sempre più politico. I Repubblicani, guidati da Donald Trump, da anni chiedono l’obbligo di documenti d’identità per votare, sostenendo – senza prove – che i Democratici favoriscano il voto di immigrati irregolari. I Democratici temono l’effetto opposto: che rendere obbligatori i documenti allontani dal voto proprio chi è già ai margini, chi ha più difficoltà ad accedere a servizi e uffici.
Al momento, la Real ID non è legata al diritto di voto. Ma il contesto parla chiaro: negli Stati Uniti, anche un documento d’identità può diventare terreno di scontro culturale e politico. Per ora, chi vuole prendere un aereo dovrà armarsi di pazienza, incartamenti e magari una sedia pieghevole. In attesa di un paese che – finalmente – si dia un volto ufficiale, uguale per tutti.
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