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Curiosità

La marmotta del neolitico: 6.600 anni conservata nel Ghiaccio del Lyskamm

Ritrovata a 4.291 metri sul Monte Rosa, la mummia animale più antica d’Italia racconta un’epoca di clima più mite e paesaggi alpini oggi scomparsi

La marmotta del neolitico: 6.600 anni conservata nel Ghiaccio del Lyskamm

C’è un valido motivo per visitare la Valle d’Aosta: una mummia di marmotta risalente a oltre 6.600 anni fa visibile al pubblico presso il Museo regionale di Scienze naturali Efisio Noussan, situato nel suggestivo castello di Saint-Pierre. Questo straordinario ritrovamento, avvenuto sul ghiacciaio del Lyskamm, rappresenta un prezioso arricchimento per il patrimonio naturale e culturale della regione.

Già celebre per le sue valli popolate da fauna alpina e per la possibilità di osservare animali come le marmotte nel loro habitat naturale, la Valle d’Aosta si conferma una destinazione turistica d’eccellenza. L’Italia, infatti, è al secondo posto in Europa e al quinto nel mondo per presenze turistiche internazionali, con un fatturato stimato in crescita fino a 11 miliardi di euro entro il 2028.

La piccola marmotta, rinvenuta a quota 4.291 metri nell’estate del 2022 da Corrado Gaspard, guida alpina, rappresenta la mummia animale più antica mai scoperta in Italia. L’eccezionalità del reperto non risiede solo nell’età ma anche nella sua insolita posizione, a un’altitudine ben superiore a quella odierna degli habitat tipici delle marmotte. Questo suggerisce importanti variazioni climatiche e ambientali avvenute nelle Alpi durante l’Olocene medio.

Resosi conto dell’importanza del ritrovamento, Gaspard ha subito coinvolto le autorità scientifiche. Il recupero è avvenuto tramite elicottero il 14 agosto 2022, con la partecipazione della biologa Velca Botti, incaricata dal museo per trasportare l’esemplare in laboratorio. Così ha avuto inizio il Marmot Mummy Project.

Al lavoro sul reperto c’è una squadra multidisciplinare formata da archeologi, biologi, genetisti, veterinari e glaciologi, in collaborazione con l’Eurac Research di Bolzano, specializzato nello studio delle mummie. I primi test, compresa la datazione al radiocarbonio, hanno confermato che la marmotta visse circa 6.600 anni fa.

Grazie allo straordinario stato di conservazione del corpo – con pelliccia, tessuti e ossa praticamente intatti – il team ha potuto analizzare il Dna dell’animale, scoprendo che le marmotte preistoriche erano molto simili a quelle attuali. Nonostante una bassa variabilità genetica, la specie è riuscita a sopravvivere a migliaia di anni di cambiamenti climatici, una caratteristica rara nel mondo animale.

Il ritrovamento della marmotta a oltre 4.000 metri solleva interrogativi cruciali sul clima delle Alpi di 6.000 anni fa. Cosa ci faceva un piccolo erbivoro a quelle altitudini? Il progetto Marmot Mummy intende rispondere a queste domande, offrendo preziose informazioni anche sull’attuale processo di scioglimento dei ghiacciai e sulle trasformazioni ambientali in atto nell’ecosistema alpino.

Secondo gli studiosi, lo scioglimento dei ghiacci causato dal riscaldamento globale potrebbe nei prossimi anni portare alla luce altri reperti, aprendo nuove frontiere per la paleontologia e le scienze naturali.

Dal 14 giugno 2024, la mummia della marmotta del Lyskamm è esposta in una speciale teca priva di ossigeno nel museo ospitato nel castello di Saint-Pierre. La struttura è progettata per garantire una conservazione ottimale per almeno 500 anni, grazie a un sistema autosufficiente e sostenibile che controlla con precisione l’ambiente interno.

La sede del museo, il castello di Saint-Pierre, domina la vallata da uno sperone roccioso. Le sue origini risalgono al XII secolo, ed è noto anche per essere stato fonte di ispirazione per artisti come Turner e Ruskin. Dopo secoli di passaggi tra famiglie nobili valdostane, fu restaurato nel XIX secolo in stile neomedievale, assumendo l’aspetto attuale con le quattro torrette angolari.

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