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L'intervista
07 Maggio 2025 - 19:20
Luciano Spalletti non si nasconde e, come sempre, dice ciò che pensa: “Stiamo per diventare forti e lo dobbiamo fare velocemente”. Parole cariche di speranza, ma anche di consapevolezza, che arrivano nell’intervista concessa a Bruno Vespa per il programma “Cinque Minuti”, in onda questa sera su Rai 1. Il commissario tecnico della Nazionale parla a tutto campo: dalla sfida per qualificarsi ai Mondiali 2026 al burrascoso addio con Aurelio De Laurentiis, passando per la pace ritrovata con Francesco Totti e i ricordi d’infanzia legati alla maglia azzurra.
Dopo due mancate qualificazioni consecutive ai Mondiali, l’Italia ha il dovere di rialzarsi. L’ostacolo più grande sarà la Norvegia, ma il girone con Israele, Estonia e Moldavia non permette distrazioni. “Abbiamo fatto notevoli passi in avanti”, spiega Spalletti, “e ricevuto risposte importanti dai ragazzi. La base resta quella, ma dobbiamo essere pronti ad accogliere chi merita”. La fiducia non manca, ma serve concretezza, perché il tempo stringe e il ricordo dell’ultimo trionfo, nel 2006, è ormai lontano. Non può mancare un passaggio sullo scudetto conquistato con il Napoli, una pagina storica e dolorosa allo stesso tempo. Il rapporto con il presidente De Laurentiis? “Conflittuale”, ammette Spalletti. “Avrei preferito un po’ più di umanità, viste le energie che ho speso. Ma Napoli è unica: felice e malinconica, la felicità della gente è qualcosa che mi porterò dietro per sempre”. Nessun contatto recente, ma chissà che non ci sia presto un’occasione per ricucire.
E poi Roma, e Francesco Totti. Un rapporto segnato da incomprensioni e fratture, ma ora sanato. “Mi piaceva pensare che il mio destino fosse affidato ai suoi piedi magici”, dice il ct. “Lo ho riabbracciato, anche se due precisazioni ho dovuto farle. Ma resteremo superamici: io ho sempre fatto tutto per la Roma, mai per interesse personale”. Spalletti apre anche il cassetto dei ricordi e torna al 1970, a Italia-Germania: “Chiesi a mia madre di cucirmi una bandiera con vecchi tessuti. Lo fece in pochi minuti, con la sua Singer. Quella partita fu l’inizio del mio amore per l’azzurro”. Ora quel sogno lo guida da bordocampo, con il compito di riportare l’Italia ai Mondiali e farla tornare grande. Ma tra sogni, frizioni e nuove sfide, una cosa è chiara: Spalletti non ha paura di metterci la faccia. Anche quando il traguardo sembra ancora lontano.
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