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Se non dormi, c’è un motivo: il legame invisibile tra insonnia e malattie mentali

L’insonnia non è solo un effetto collaterale, ma può essere la scintilla di depressione e ansia, lo confermano gli esperti

Se non dormi, c’è un motivo: il legame invisibile tra insonnia e malattie mentali

Dormire male non è solo un fastidio passeggero, ma può essere un vero e proprio campanello d’allarme per la salute mentale. Sempre più studi confermano infatti ciò che la clinica osserva da anni: insonnia e disturbi psichiatrici sono strettamente intrecciati, spesso in una relazione circolare in cui è difficile distinguere la causa dall’effetto. Una verità emersa con forza anche durante l’ultimo congresso nazionale della Società Italiana di Neuropsicofarmacologia (Sinpf), tenutosi a Milano, dove esperti del settore hanno sottolineato l’importanza di non sottovalutare i disturbi del sonno.

Non riuscire a dormire può essere molto più di un semplice problema notturno. Come ha spiegato il professor Matteo Balestrieri, già ordinario di Psichiatria all’Università di Udine e co-presidente della Sinpf, l’insorgenza dell’insonnia aumenta il rischio di sviluppare nel breve termine condizioni come depressione e disturbi d’ansia. In altre parole, l’insonnia non è solo un sintomo, ma può diventare un fattore predittivo, un segnale precoce di possibili problematiche psicologiche.

Secondo gli esperti, esiste una relazione bidirezionale: l’ansia può disturbare il sonno, e la privazione di sonno può a sua volta alimentare l’ansia. Lo stesso vale per la depressione e per il disturbo bipolare, due condizioni in cui l’alterazione dei ritmi circadiani e il sonno frammentato sono molto frequenti. L’insonnia, dunque, non solo peggiora i sintomi, ma può anche contribuire alla loro comparsa.

Capire dove inizia il problema non è sempre semplice, poiché molti disturbi condividono meccanismi neurobiologici simili. Ma c’è una buona notizia: esistono strategie terapeutiche che possono agire su entrambi i fronti. Una delle più promettenti riguarda il ruolo dell’orexina, un neurotrasmettitore coinvolto nella regolazione del ciclo sonno-veglia.

Secondo le più recenti linee guida europee, un farmaco chiamato daridorexant, che agisce come antagonista dell’orexina, si è dimostrato efficace non solo per migliorare la qualità del sonno, ma anche per attenuare i sintomi dell’ansia e della depressione. Lo ha sottolineato la dottoressa Laura Palagini, psichiatra e responsabile dell’ambulatorio per i disturbi del sonno dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Pisa, dopo aver condotto studi su pazienti affetti da disturbi d’ansia e depressivi – sia bipolari che unipolari – che hanno dimostrato come l’uso di daridorexant può migliorare significativamente sia l’insonnia che lo stato dell’umore, permettendo in molti casi anche di ridurre il ricorso ai farmaci ipnotici e sedativi.

È ora di cambiare prospettiva. Le notti insonni non sono un inconveniente banale da “sopportare” o affrontare con rimedi fai-da-te. Quando il sonno diventa fragile, discontinuo o completamente assente, può essere il primo segnale di un disagio psichico in crescita. Intervenire precocemente, anche con un supporto specialistico, significa prevenire ricadute più gravi e migliorare significativamente la qualità della vita.

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