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World Press Photo 2025: un anno di testimonianze, resistenze e speranze attraverso lo sguardo dei fotografi

Dal potente scatto di Samar Abu Elouf sulla tragedia di Gaza alla resistenza silenziosa di Cinzia Canneri: il concorso di fotogiornalismo racconta il nostro presente.

World Press Photo 2025: un anno di testimonianze, resistenze e speranze attraverso lo sguardo dei fotografi

Foto vincitrice

Dal 6 maggio all’8 giugno 2025, il Palazzo delle Esposizioni di Roma ospita la World Press Photo Exhibition 2025, una mostra che raccoglie le immagini vincitrici della 68ª edizione del celebre concorso internazionale di fotogiornalismo. Promossa dall’Assessorato alla Cultura di Roma Capitale, in collaborazione con Azienda Speciale Palaexpo e la World Press Photo Foundation, l’esposizione presenta 144 fotografie selezionate tra le 59.320 immagini ricevute da 3.778 fotografi provenienti da 141 Paesi. Un numero che racconta un anno di traumi, resistenze e trasformazioni, restituendo un atlante visivo complesso, ma necessario.

Samar Abu Elouf: la testimonianza di una tragedia umana

Il World Press Photo of the Year 2025 è stato assegnato a Samar Abu Elouf, una fotografa palestinese che collabora con il New York Times. La sua fotografia, scattata a Gaza nel marzo 2024, ritrae un bambino di 9 anni, Mahmoud Ajjour, ritrovato ferito e mutilato dopo un’esplosione. La potenza di questo scatto va oltre la cronaca: è un documento visivo di una tragedia umana che troppo spesso viene ridotta a numeri o ignorata. Un’immagine che cattura l’urgenza e la gravità di una situazione dimenticata dal mondo.

Le altre due fotografie finaliste sono altrettanto significative: “Night Crossing” di John Moore, che racconta il dramma di un gruppo di migranti cinesi che attraversano il confine tra Messico e Stati Uniti, e “Droughts in the Amazon” di Musuk Nolte, che descrive il cambiamento climatico attraverso la figura di un ragazzo che cammina sul letto asciutto di un fiume per portare cibo alla madre.

Il progetto di Cinzia Canneri: una resistenza silenziosa

Unica italiana premiata, Cinzia Canneri ha ricevuto il riconoscimento per il miglior progetto a lungo termine nella regione Africa. La sua inchiesta fotografica segue i percorsi di fuga di donne provenienti da Eritrea e Etiopia, dando voce a biografie frantumate dalla guerra e dalla violenza. Le sue immagini non sono solo una testimonianza delle difficoltà, ma anche una celebrazione della forza e dignità di queste donne, che, nonostante tutto, riescono a mantenere intatta la loro identità.

Il suo lavoro, che affronta il tema dei corpi delle donne come campi di battaglia, esplora le violenze subite e la lotta per la libertà e la speranza, non solo in contesti di guerra, ma anche nelle migrazioni forzate. Un progetto che, con la sua persistenza, si oppone alla distrazione globale e invita il pubblico a fermarsi, a riflettere, e a non dimenticare.

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