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Il Senato dà il primo via libera: ecco cosa prevederà la riforma per la facoltà di medicina

Sarà introdotto dalla riforma è il cosiddetto "semestre filtro", invece di un test d'ingresso tradizionale

Il Senato dà il primo via libera: ecco cosa prevederà la riforma per la facoltà di medicina

Foto di repertorio

Il decreto legislativo che rivoluzionerà l'accesso alla facoltà di medicina sta finalmente prendendo forma. Dopo aver ottenuto il via libera definitivo dal Senato, il provvedimento ha superato l'esame della Commissione Istruzione alla Camera ed è ora pronto per essere varato da Palazzo Chigi, segnando un passo storico nell'ammissione ai corsi di laurea in medicina, chirurgia e odontoiatria. Tuttavia, nonostante l'obiettivo dichiarato di rendere la selezione più equa, rimangono ancora numerosi punti di incertezza che potrebbero influenzare l'efficacia della riforma. Ecco le principali novità che entreranno in vigore nell'anno accademico 2025/2026.

Il cambiamento più rilevante introdotto dalla riforma è il cosiddetto "semestre filtro". Invece di un test d'ingresso tradizionale, la selezione avverrà alla fine del primo semestre, basandosi sui voti ottenuti nelle materie seguite e sui crediti accumulati. Questa novità punta a creare una selezione più graduale, valutando le competenze sviluppate dagli studenti nei primi mesi di corso. Gli studenti che non superano la selezione si troveranno obbligati a scegliere un altro corso di laurea, spesso senza la possibilità di recuperare il tempo e i crediti già acquisiti. Inoltre, per chi non passa la selezione, sarà obbligatorio iscriversi a un secondo corso nell'area delle scienze della salute, ma questa alternativa solleva dubbi.

La riforma prevede anche l'introduzione di nuove materie d'esame, tra cui le scienze biochimiche, arricchendo così il bagaglio di conoscenze richieste agli aspiranti medici. Un altro cambiamento importante riguarda i corsi in lingua inglese, che aumenteranno le opportunità di formazione internazionale.

Le università private non saranno coinvolte dalla riforma e continueranno a mantenere il tradizionale test di ingresso per le facoltà di medicina e odontoiatria. Uno degli aspetti più preoccupanti riguarda la gestione della graduatoria nazionale: sebbene il governo abbia annunciato l'intenzione di introdurre una graduatoria unica a livello nazionale, la definizione dei criteri e delle modalità di calcolo è ancora rinviata a un decreto ad hoc.

A questo si aggiunge un altro nodo cruciale: la gestione degli spazi. Con circa 70.000 aspiranti medici ogni anno, le università italiane rischiano di trovarsi a fronteggiare un flusso di studenti che supera le loro capacità strutturali. Se le università non dispongono di adeguate risorse per accogliere così tanti iscritti, la qualità dell'insegnamento potrebbe risentirne, complicando ulteriormente l'implementazione del semestre filtro. Per questo motivo, la frequenza obbligatoria non sarà prevista nel primo semestre, ma la questione delle infrastrutture resta irrisolta.

Nonostante le intenzioni di rendere il sistema più equo, le preoccupazioni degli studenti rimangono forti. La possibilità di dover cambiare facoltà dopo il primo semestre potrebbe generare frustrazione e disillusione, mentre l’aumento della domanda di posti nelle facoltà di medicina rende ancora più incerta la gestione dell'afflusso di studenti.

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