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Cinema a Torino

'Amerikatsi' di Michael A. Goorjian arriva a Torino: la straordinaria epopea armena sullo schermo del Cinema Esedra

Un'esplorazione culturale tra identità armena e sfide della diaspora

'Amerikatsi' di Michael A. Goorjian arriva a Torino: la straordinaria epopea armena sullo schermo del Cinema Esedra

Nel 2022, nelle sale cinematografiche americane uscì un film chiamato Amerikatsi, 'americano' in armeno. Diretto e attuato da Michael A. Goorjian, la pellicola era arrivata ad essere nella shortlist della 96° edizione degli Oscar ma non ricevette la nomination, e nonostante ciò, anche la sola considerazione aveva portato gran interesse per il film. 

Nella serata di venerdì 9 maggio 2025, l'opera di Goorjian è arrivata agli occhi dei torinesi, al Cinema Esedra nel retro della Chiesa Parrocchiale di Gesù Nazareno. Quasi tutti i sedili sono stati occupati da italiani incuriositi dal film e da armeni che aspettavano da tempo di vederlo in un cinema locale. La proiezione faceva parte della seconda edizione della rassegna "Dove Bisogna Stare" e la sua collaborazione con la produzione cinematografica armena People of Ar che, come riportato dal sito del cinema, vuole mostrare come 'i venti di guerra soffiano in tutto il mondo e uno scioglimento dei nodi gordiani che soffocano i popoli e le nazioni appare sempre più difficile'

A dare inizio alla serata, un aperitivo offerto dal ristorante Casa Armenia, che comprendeva due vini (bianco e rosso) e tre piatti tipici e rivisitati (tabuleh, tolma e un'insalata di barbabietola).

Amerikatsi, di che cosa parla?

Il protagonista di questa storia è Charlie Bakhchinyan, che ritorna nell'Armenia sovietica nel 1948 dopo essere sopravvissuto al genocidio armeno. Ma Charlie, che si era poi trasferito in America, viene accolto dai comunisti con gran opposizione e a causa di un'assurdità, viene mandato in prigione per propaganda capitalista e cosmopolita, che al tempo erano dei gravi crimini nell'Unione Sovietica. La sua prigionia però vedrà un conforto: a seguito di un terremoto che ha distrutto parti del muro che circondavano la prigione, Charlie riesce a vedere dalle sbarre la casa di una coppia dal quale inizia a imparare, anche a distanza, che cosa voglia dire essere armeni.

La produzione

La storia della realizzazione di questo film è un intreccio di ostacoli superati e di unione nazionale: Goorjian aveva preso ispirazione da una serie di storie che gli erano state raccontate da un amico ucraino che aveva conosciuto e che viveva la vite degli armeni all'interno del carcere sovietico, dove venivano mandati quelli accusati di essere tutto tranne devoti a Stalin. Un altro fenomeno che l'aveva ispirato è stata la Rivoluzione del 2018 guidata dall'ex giornalista e attuale Primo ministro dell'Armenia Nikol Pashinyan. 

La produzione del film era iniziata proprio nel 2020, prima che iniziasse la pandemia e nel momento in cui era stata dichiarata la quarantena mondiale, Goorjian si era ritrovato in Armenia per 8 mesi lontano dalla moglie e dal figlio (che erano ritornati in tempo in America). Ma non è tutto: appena la pandemia si è affievolita, è scoppiata la guerra per l'Artsakh, nel 2021 contro l'Azerbaijan, e molti della crew del film avevano dovuto abbandonare le luci e le camere e prendere le armi per difendere il territorio. Solo nel 2022, la produzione ha visto l'uscita del film nelle sale armene e americane e ha visto un'accoglienza calorosa da parte della critica e del pubblico. 

Per la prima volta, un film incentrato sugli armeni non argomentava solamente sul genocidio ma anche sulle vite di quei bambini che sono sopravvissuti alla tragedia e sono ritornati nella madrepatria per conoscere meglio la loro cultura di sangue. Goorjian, nipote di alcuni superstiti immigrati poi in America, ha volutamente scelto di portare sullo schermo questa storia perché, stando anche in mezzo ai suoi connazionali, ha compreso appieno la frustrazione non solo della diaspora ma dell'Armenia stessa perché il paese è uno dalle dimensioni piccolissime e il problema principale, anche con la promozione del film è stato attirare l'attenzione del pubblico internazionale su quello che è stato il trauma che ancora oggi non dà pace alla nazione, "una ferita su un'altra", l'ha definito. 

Ma il punto di forza che Goorjian ha voluto mostrare nel film è come la cultura armena resiste e persevera nonostante il fatto che debbano mantenersi quasi segrete. Charlie, il personaggio da lui inventato, vede questa coppia dalle sbarre, vede le loro vite, la loro casa, le loro litigate e i loro momenti di felicità, come se fosse uno spettatore che guarda una serie tv e non può non esserne affascinato perché è da loro che impara cosa voglia dire essere armeni ed esserne fieri. "Abbiamo una bellissima cultura e facendo un film su questa, non dobbiamo necessariamente parlare dei problemi ma condividere di più su chi siamo", ha dichiarato al Q&A alla fine della proiezione del film, in videochiamata dagli Stati Uniti. 

Michael A. Goorjian (attore e regista di 'Amerikatsi') in videochiamata al Cinema Esedra

Trovare la propria voce come armeni e come filmmaker

Ad una domanda in particolare, "che consiglio darebbe al Michael di 20 anni appassionato di cinema che potrebbe essere applicato ai cinefili armeni 20enni che vogliono fare film di oggi?" Goorjian ha risposto dando due consigli: "apprendi appieno sulla cultura e sul paese. Siamo ovunque oggi e anche se molti non hanno più quel piccolo marchio di riconoscimento (il suffisso -yan/-ian dei cognomi, tipici degli armeni) c'è molto di più su di noi di quanto si pensa. A parte le Kardashian e il genocidio, moltissimi non conoscono l'Armenia" e "trova la tua voce. Non puoi solo fare film armeni, non funziona così, devi diventare davvero un filmmaker armeno, il che vuol dire trovare la tua voce. Ne abbiamo bisogno oggi più che mai. C'è la necessità di trovare armeni diversi che non cercano solamente di dire sempre la stessa cosa. Mi ci sono voluti tanti anni per capire che cosa voglio dire e ancora oggi è così ma impara su tutto e trova la tua voce"

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