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Tendenze e Report
12 Maggio 2025 - 06:00
In un’Europa dove il fine settimana è ormai considerato sacro, un momento per ricaricare le batterie e vivere la propria vita privata, l’Italia sembra vivere su un altro pianeta. Secondo i dati Eurostat, rilasciati in occasione del Primo Maggio, ben il 30,9% dei lavoratori italiani non conosce la parola "riposo" nel weekend, una percentuale che piazza il nostro Paese tra i peggiori d’Europa, subito dopo la Grecia. Ma è davvero una questione di "diligenza" o c’è qualcos’altro dietro questo fenomeno?
La sfida tra i lavoratori italiani e la qualità della vita
In Italia, quasi uno su tre lavora anche sabato e domenica. Non si tratta solo di lavoratori autonomi, che per necessità o per scelta, spesso non riescono a staccare, ma anche di dipendenti. La percentuale di lavoratori autonomi che non vede il weekend è addirittura vicino al 60%, con un pico in Grecia che arriva al 70%. La media europea, invece, si attesta su una cifra ben più contenuta: il 22,4% degli occupati lavora durante i weekend.
Mentre i Paesi dell’Est Europa sembrano aver trovato un equilibrio (in Lituania solo il 3% degli occupati lavora nel weekend), l’Italia si trova intrappolata in una spirale lavorativa che rischia di compromettere la qualità della vita dei suoi cittadini. Ma qual è la causa di questa differenza?
Nonostante il nostro paese faccia registrare percentuali altissime di ore lavorate, con il 9,6% degli italiani che dedica più di 49 ore settimanali alla propria professione (una media molto più alta rispetto al 7,1% europeo), questo non significa che lavoriamo meglio. Al contrario, lavorare più a lungo spesso è indice di una produttività che non decolla, o peggio, di modelli organizzativi inefficienti che non garantiscono il massimo rendimento.
Se il fenomeno del "lavoro nei weekend" è particolarmente visibile in settori come l’agricoltura, la pesca e le vendite, la domanda sorge spontanea: siamo davvero più produttivi o stiamo semplicemente bruciando energia in modo poco utile? La risposta sembra chiara: l’eccesso di lavoro non è sinonimo di efficienza, ma di stress e usura psicofisica.
La lezione del Nord Europa: una riflessione sulla settimana corta
Nel frattempo, i Paesi del Nord Europa, tra i quali la Svezia e la Danimarca, stanno sperimentando modelli di lavoro più equilibrati, come la settimana corta. A quanto pare, meno ore non significa meno produttività, ma più energia, maggiore creatività e un equilibrio più sano tra vita lavorativa e personale. Questi modelli, ormai testati con successo, sono un’opportunità da valutare per l’Italia, dove la cultura del lavoro duro rischia di essere una zavorra piuttosto che un valore.
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