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Salute
13 Maggio 2025 - 16:15
Pollo
Il pollo, da sempre considerato una delle carni bianche più sane e leggere, è ora al centro di un acceso dibattito. Un recente studio pubblicato sulla rivista Nutrients ha suscitato preoccupazioni, suggerendo che il consumo di pollo potrebbe aumentare il rischio di sviluppare alcuni tipi di cancro, in particolare quelli dell’apparato digerente. Ma è davvero così? Gli esperti sono cauti nel trarre conclusioni affrettate, e il contesto scientifico sembra essere più complesso di quanto si possa pensare.
La ricerca, condotta dall'Istituto Nazionale di Gastroenterologia, ha esaminato i dati di quasi 5.000 adulti italiani nel corso di 19 anni, scoprendo che coloro che consumavano oltre 300 grammi di pollo a settimana avevano una probabilità significativamente più alta di sviluppare tumori gastrointestinali, oltre a un rischio maggiore di mortalità. I risultati, pubblicati in un periodo in cui il consumo di carne animale è già sotto scrutinio per i suoi effetti sulla salute, sono stati immediatamente ripresi da numerosi media.
Secondo lo studio, il rischio di morte per chi mangiava pollo in grandi quantità era superiore del 27% rispetto a chi ne consumava meno di 100 grammi a settimana. Le conclusioni suggerivano che il pollo, se mangiato in abbondanza, potesse contribuire all’aumento del rischio di cancro.
Tuttavia, non tutti sono convinti che il pollo stesso sia il colpevole. Gli esperti intervistati, tra cui oncologi e nutrizionisti, hanno messo in evidenza che si tratta di uno studio osservazionale, il che significa che ha rilevato una correlazione, ma non ha dimostrato un nesso di causalità diretto tra consumo di pollo e sviluppo del cancro. In altre parole, lo studio ha identificato un legame, ma non può affermare con certezza che mangiare pollo faccia venire il cancro.
Secondo Sylvia Crowder, ricercatrice in nutrizione, «senza considerare altri fattori come il rischio di salute preesistente, lo stile di vita o la dieta complessiva, è difficile attribuire la colpa esclusivamente al pollo». La possibilità che le persone che consumano più pollo abbiano anche altre abitudini alimentari o di vita che aumentano il rischio di cancro, come un basso apporto di fibre o il fumo, non è stata presa in considerazione nello studio.
Una delle possibili spiegazioni, suggerita da molti esperti, riguarda il metodo di cottura. Quando il pollo viene cotto ad alte temperature, come alla griglia o fritto, si possono formare composti chimici dannosi per la salute, come le amine eterocicliche e gli idrocarburi policiclici aromatici, che sono stati associati ad un aumento del rischio di cancro. Questi composti si formano quando la carne viene carbonizzata o rosolata e possono danneggiare il DNA delle cellule.
Scott Keatley, dietologo, avverte: «Se le persone che mangiano molto pollo cucinano anche spesso alla griglia o in padella, potrebbe essere questa modalità di cottura a contribuire al rischio, non il pollo in sé».
Nonostante le preoccupazioni sollevate dal nuovo studio, gli esperti sottolineano che il pollo, se consumato con moderazione e cucinato correttamente, non rappresenta un pericolo per la salute. Le linee guida dietetiche, come quelle suggerite dalle autorità sanitarie statunitensi, consigliano di consumare pollame da una a tre volte alla settimana, senza esagerare.
Come sempre, la moderazione è la chiave. Il consumo eccessivo di qualsiasi tipo di carne, rossa o bianca, può essere dannoso, ma ciò che conta di più è il quadro dietetico complessivo. Un’alimentazione equilibrata, che includa anche verdure, cereali integrali e grassi sani, è fondamentale per ridurre il rischio di malattie.
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