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Agenzia entrate
13 Maggio 2025 - 19:45
Un errore nella notifica fiscale può rivelarsi una strada per annullare un debito. È quanto accaduto recentemente a un contribuente che si è visto annullare un contenzioso fiscale per un importo complessivo di oltre 500mila euro, di cui 300mila euro di interessi e 24mila euro di imposta Irpef grazie a un errore nella notifica da parte dell’Agenzia delle Entrate. La decisione è stata presa dal giudice tributario Maurizio Caporuscio che ha annullato il debito "per difetto di notifica" e condannato l’Erario a risarcire anche le spese processuali di 2.623 euro.
Il contenzioso fiscale è stato annullato a causa dell’utilizzo di una PEC (Posta Elettronica Certificata) non ufficiale per la notifica del debito. L’Agenzia delle Entrate, infatti, deve dimostrare la validità delle notifiche secondo quanto previsto dallo Statuto del contribuente, ma non è riuscita a replicare alla contestazione. In particolare, l’avvocato Claudio Defilippi, che ha assistito il contribuente, ha fatto notare che l’Agenzia non aveva usato una PEC ufficiale, ma una non riconosciuta nel registro ufficiale, sollevando un’ulteriore questione di legittimità per le cartelle notificate prima di settembre 2022.
Secondo l'avvocato Gianluca Bozzelli fino a quella data gli indirizzi ufficiali PEC non erano stati registrati e le notifiche effettuate con indirizzi non ufficiali risultano invalide. Questo caso ha riacceso il dibattito sul sistema di notifica delle cartelle e sulla gestione del contenzioso fiscale, dove i giudici tributari si muovono su terreni diversi, talvolta alimentando il sospetto che le decisioni siano influenzate da legami con l'Erario.
Il tema della rottamazione delle cartelle fiscali resta caldo. Nonostante le quattro rottamazioni degli ultimi anni, il magazzino fiscale italiano continua a contenere circa 1.800 miliardi di euro di debiti, di cui solo una parte è effettivamente esigibile. Il sottosegretario alle Finanze, Maurizio Leo, sta valutando il costo e i benefici di una sanatoria definitiva per i debiti più difficili da recuperare, insieme all’idea di una rottamazione Quinques sostenuta dalla Lega. Questo potrebbe raccogliere risorse destinate a una futura riduzione delle tasse. Il governo sta cercando di recuperare circa due miliardi di euro, una cifra necessaria per avviare una riforma fiscale che includa una possibile riduzione dell’aliquota Irpef per i redditi fino a 60mila euro lordi, portandola dal 35% al 33%. A seconda delle dimensioni della platea e dell'ampiezza del taglio, la misura potrebbe costare tra i 2,5 e i 4 miliardi.
Non tutte le rottamazioni sono state però un successo. Le ultime edizioni del programma hanno visto tassi di decadenza molto alti: la Ter ha registrato un 70% di decadenze, mentre la Quater ha visto il 49% dei partecipanti esclusi per morosità. Le rate previste sono risultate troppo alte e ravvicinate, impedendo a molti contribuenti di onorare il proprio debito. Nel frattempo, la rottamazione Quater ha visto un numero crescente di adesioni: per i contribuenti riammessi, sono state sospese le cartelle esattoriali e le azioni esecutive. A partire da luglio 2023, l’Erario ricalcolerà il debito per i contribuenti, senza applicare sanzioni o interessi di mora. Le nuove scadenze per il pagamento saranno fissate il 31 luglio e il 30 novembre 2023, con successivi appuntamenti nel 2026 e 2027.
La pace fiscale sarà uno dei temi centrali del prossimo dibattito in aula, dove è prevista l’audizione del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. Il governo sta valutando la possibilità di smantellare il magazzino fiscale per concentrare gli sforzi sui contribuenti morosi effettivamente in grado di pagare riducendo così l’enorme mole di debiti non riscossi e alleggerendo il sistema fiscale.
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