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Diritti LGBTQIA+

Italia al 35° posto sui diritti LGBTQIA+: perde un punto rispetto all'anno scorso

Un nuovo rapporto della Rainbow Europe Map denuncia discriminazione e violazione dei diritti fondamentali in Italia, con un appello alla mobilitazione sociale

Italia al 35° posto sui diritti LGBTQIA+: perde un punto rispetto all'anno scorso

Foto di repertorio

L'Italia si colloca al 35° posto su 49 paesi dell'Europa e dell'Asia Centrale per quanto riguarda il rispetto dei diritti delle persone LGBTQIA+, come riportato nell’ultima edizione della Rainbow Europe Map 2025 pubblicata da ILGA Europe. Questo dato evidenzia un progressivo arretramento delle tutele nei confronti della comunità LGBTQIA+, che continua a subire discriminazioni e violazioni dei propri diritti fondamentali. La situazione italiana rimane critica, con un punteggio di 24%, un punto in meno rispetto allo scorso anno, che la avvicina sempre più a Paesi come l'Ungheria di Orban (23%), noto per le sue politiche ostili nei confronti dei diritti LGBTQIA+.

Secondo le organizzazioni LGBTQIA+ aderenti al manifesto "La strada dei diritti", il peggioramento dei diritti riflette un clima di crescente intolleranza alimentato da un linguaggio politico ostile e da politiche istituzionali che promuovono paura e stigma. La mancanza di protezioni legali fondamentali, come il riconoscimento delle persone trans e la lotta contro i crimini d'odio, nonché la disparità nei diritti familiari per le coppie omogenitoriali, sono solo alcune delle questioni urgenti che la politica italiana continua a ignorare.

In risposta a questa situazione, le realtà LGBTQIA+ hanno annunciato una manifestazione il prossimo 17 maggio in occasione della Giornata internazionale contro l'omofobia, la lesbofobia, la transfobia e la bifobia. "Ci ritroveremo in piazza con il grido 'Vennero a prendere me, e stavolta c’eravamo tutt*'", dichiarano le associazioni, esprimendo rabbia contro un governo e una classe politica che sembrano ignorare le necessità e i diritti della comunità LGBTQIA+. Tra le richieste avanzate, figura la cessazione della retorica di genere, il contrasto ai crimini d'odio, e la protezione dei diritti delle persone omosessuali e trans, in particolare riguardo alla genitorialità e alla disforia di genere.

Inoltre, le organizzazioni sollecitano un impegno chiaro da parte del governo italiano sul piano europeo, affinché l'Italia sostenga tutte le iniziative dell'UE a favore della causa LGBTQIA+ e contro i regimi autoritari come quello dell'Ungheria. Le associazioni contestano anche il decreto sicurezza e altre politiche che, secondo loro, vanno nella stessa direzione delle leggi che vietano il Pride in alcuni Paesi europei.

Il punteggio dell'Italia nella Rainbow Europe Map dimostra un arretramento, ma le organizzazioni LGBTQIA+ ribadiscono la necessità di reagire e l’importanza di continuare la lotta per il rispetto dei diritti umani. "Mentre altri Paesi avanzano, l'Italia sembra fare un passo indietro, alimentando un clima di censura e discriminazione", afferma Mario Colamarino, presidente del CCO “Mario Mieli”. Le manifestazioni e le richieste di cambiamento continuano, con il Torino Pride 2025 previsto per il 7 giugno, come ulteriore espressione di solidarietà e mobilitazione contro la discriminazione e per un futuro più inclusivo.

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