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La sentenza

Addio ai sogni dei Savoia: i gioielli restano allo Stato – E ora il tesoro potrebbe finire in un museo

Sentenza storica del Tribunale di Roma: i 6.732 brillanti e le 2.000 perle della Corona non sono proprietà della famiglia reale

Addio ai sogni dei Savoia: i gioielli restano allo Stato – E ora il tesoro potrebbe finire in un museo

Una causa durata anni, un valore stimato di 300 milioni di euro, e un cofanetto che custodisce molto più di pietre preziose: racchiude una parte del passato dell’Italia. Ma per i Savoia la battaglia finisce qui. Il Tribunale di Roma ha respinto la loro richiesta di rivendicazione sui gioielli depositati dal 1946 presso la Banca d’Italia, stabilendo che si tratta di “gioie di dotazione della Corona” e non di beni personali della famiglia reale.

La cassaforte della memoria

6.732 brillanti. 2.000 perle. Quasi 2.000 carati. È questo il contenuto del misterioso cofanetto custodito da quasi ottant’anni nella sede centrale della Banca d’Italia in via Nazionale. Un tesoro consegnato il 5 giugno 1946, appena tre giorni dopo il referendum che pose fine alla monarchia in Italia. A depositarlo fu Falcone Lucifero, ultimo Ministro della Real Casa. Da allora, i gioielli sono rimasti inaccessibili, blindati non solo da serrature fisiche, ma da una contesa simbolica e giuridica che oggi ha finalmente trovato una risposta.

Il Tribunale ha bocciato senza esitazione le pretese della famiglia Savoia, giudicando infondata anche la questione di legittimità costituzionale sollevata dai legali. Nessun passaggio alla Corte di Giustizia europea, nessuna apertura. Fine dei giochi.

A commentare la decisione è Olina Capolino, storica legale della Banca d’Italia, che ha seguito il caso per anni: “Una conclusione giusta e attesa. Ora mi auguro che quei gioielli possano finalmente essere esposti in un museo, come patrimonio di tutti gli italiani.”

Ma questa non è solo la storia di un tesoro conteso. È la storia di una transizione epocale. Quella da monarchia a repubblica. Quei gioielli, ora ufficialmente pubblici, sono diventati una reliquia della nazione, una testimonianza visiva e tangibile del cambiamento radicale che l’Italia ha attraversato nel dopoguerra.

Non più “corona privata”, ma patrimonio collettivo. E in un momento in cui il Paese riflette su identità, memoria e senso civico, questa sentenza ha il sapore di una chiusura simbolica, ma anche di un nuovo inizio.

Cosa ne sarà adesso dei gioielli? Secondo molte voci, si apre finalmente la possibilità di un’esposizione museale. Un’occasione culturale e turistica di rilievo, ma soprattutto un atto di restituzione alla cittadinanza.

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