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La storia che si ribalta
20 Maggio 2025 - 22:25
Un imprenditore dal carattere spigoloso, capace di dominare i media e accendere passioni forti, audace e testardo, che cambiò per sempre la storia con una traversata oltre i confini del possibile. Chi è? Se avete pensato a Donald Trump, avete risposto correttamente. Se avete pensato a Cristoforo Colombo, avete risposto correttamente anche qui.
Nonostante queste due figure siano distinte dalle origini e dalla linea temporale, il navigatore che portò all'Europa la conoscenza dell'America e l'attuale presidente di quello stesso paese hanno in comune tanto e forse per le ragioni più sbagliate.
Cristoforo Colombo, nel XV secolo, fu un visionario convinto che si potesse raggiungere l’Asia navigando verso ovest. Il suo viaggio, sponsorizzato dai reali di Spagna, inaugurò un’epoca di esplorazioni e conquiste. Allo stesso modo, Donald Trump è un uomo di affari che ha costruito una figura pubblica potente, capace di dominare l’arena politica americana e mondiale con uno stile comunicativo diretto e spesso divisivo.
Che cos'hanno in comune? Entrambi, all'inizio, non erano stati presi davvero sul serio: Colombo era visto come un sognatore folle, incapace di comprendere le distanze reali del globo, mentre Trump veniva considerato un businessman più interessato al suo impero capitalistico che a un ruolo politico. Eppure, entrambi riuscirono a ribaltare le aspettative, imponendosi con una narrazione potente e una determinazione quasi ostinata.
Colombo trasformò una semplice idea in una rivoluzione geografica, cambiando per sempre il modo in cui il mondo si percepiva e interagiva. Trump, con la sua capacità di dominare i media e di mobilitare vasti gruppi di sostenitori, ha saputo trasformare la politica americana in uno scontro spettacolare, segnando un’epoca caratterizzata dalla polarizzazione e dal populismo.
Altro punto in comune tra Colombo e Trump? Questo ideale che gli 'americani' fossero destinati a occupare le terre che oggi chiamiamo America, chiamato anche Manifest Destiny. La dottrina, nata nel nata nel XIX secolo e ispirata in parte dall’eredità della scoperta di Colombo – affermava che gli Stati Uniti avessero un destino “manifesto” di espandersi da costa a costa.
Questa visione ha modellato la storia americana e, in qualche modo, ha influenzato anche il discorso politico contemporaneo, incluso quello di Trump, che ha fatto dell’orgoglio nazionale e del ritorno alla “grandezza” americana un pilastro del suo messaggio (Make America Great Again). Fin da quando ha ripreso l'incarico di presidente, ha promosso politiche volte a rafforzare la sovranità americana su aree strategiche, ridefinendo ad esempio il Golfo del Messico come “Golfo d’America” e anche l'intento (non andato bene) di acquistare la Groenlandia dalla Danimarca, una mossa che richiamava vagamente l’espansionismo territoriale del passato, anche se in chiave moderna e geopolitica, fino alle sue dichiarazioni di americanizzare il Canada.
E ovviamente, tali questioni generano grandi controversie. Colombo è sempre più criticato negli ultimi tempi per il ruolo che ha avuto nell’avvio della colonizzazione, con tutte le sue conseguenze tragiche per le popolazioni indigene. Trump, da parte sua, ha polarizzato l’opinione pubblica con politiche e retoriche spesso divisive, alimentando un clima di conflitto sociale e culturale.
Ed è qui che si genera un paradosso: gli stessi europei che hanno colonizzato le Americhe, adesso sono quelli i quali discendenti oggi vengono rigettati dalla dogana americana e rimandati a casa perché, come disse Trump stesso una volta, "gli europei sono parassiti", il che mette in luce le profonde contraddizioni di come la storia e il potere vengono narrati e usati a proprio vantaggio.
Colombo, ancora celebrato da alcuni come un “eroe” della scoperta, è invece il simbolo di un’invasione che ha portato allo sterminio e alla marginalizzazione di intere popolazioni indigene. Il suo mito nasconde spesso le responsabilità di violenze e sfruttamenti che hanno segnato per sempre il continente americano.
Allo stesso modo, Trump si presenta come il paladino di una presunta grandezza nazionale, ma le sue politiche e dichiarazioni divisive hanno alimentato l’odio, la discriminazione e l’esclusione sociale. Le sue azioni, da tentativi di rimodellare i confini politici a dichiarazioni apertamente razziste, rivelano una strategia che sfrutta paure e rancori per consolidare il proprio potere, spesso a discapito della coesione sociale e dei diritti civili.
In conclusione, Cristoforo Colombo e Donald Trump rappresentano due figure che, ciascuna nel proprio contesto storico, hanno segnato profondamente la percezione del potere e della narrazione pubblica. Entrambi hanno saputo trasformare le proprie idee e ambizioni in eventi capaci di influenzare in modo duraturo società e culture. Le loro azioni e le loro scelte hanno suscitato reazioni contrastanti, riflettendo le complesse dinamiche tra mito, realtà e interpretazioni storiche che continuano a evolversi nel tempo.
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