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Sistema universitario
22 Maggio 2025 - 00:05
Mentre in Italia si discute ancora di come riformare il diritto allo studio, in Danimarca esiste un sistema che funziona da anni e produce risultati concreti: si chiama Statens Uddannelsesstøtte (SU), ed è molto più di un semplice sussidio. È un modello di welfare moderno e funzionale che consente agli studenti universitari non solo di studiare gratis, ma anche di ricevere circa 825 euro al mese per mantenersi agli studi.
Un reportage de Il Corriere della Sera ha acceso i riflettori su questo sistema virtuoso. Il SU costa allo Stato danese l’1% del PIL (3,3 miliardi di euro l’anno), ma in cambio garantisce uno dei tassi di laurea più alti d’Europa: il 50% degli studenti arriva al traguardo. In Italia, per capirci, la media si ferma al 25%.
Il segreto del SU? È semplice. Dignità e fiducia. Il sistema danese considera lo studente come un cittadino attivo e responsabile, non come un peso da sostenere a carico della famiglia. A partire dai 18-19 anni, i giovani lasciano casa, si iscrivono all’università e iniziano a lavorare part-time, mentre ricevono il sussidio statale. Non serve essere "figli di papà": in Danimarca chi studia, lavora e paga le tasse già da giovane, e lo fa in un sistema che lo sostiene anziché ostacolarlo.
Parliamo di un welfare finanziato anche dalle imposte che gli stessi studenti versano. Un sistema circolare e sostenibile, dove tutti danno e tutti ricevono. Henrik Wegener, rettore dell’Università di Copenaghen, lo ha detto chiaramente: “Senza il SU, io stesso non mi sarei mai laureato”.
E gli studenti stranieri? Il SU non è riservato solo ai danesi. Gli studenti comunitari (quindi anche italiani) possono accedervi se lavorano almeno 10-12 ore a settimana. E non è difficile trovare un impiego: come racconta Georgia, 23enne studentessa italiana, trasferitasi a Horsens per studiare marketing, con un part-time di 44 ore al mese ha ottenuto il sussidio. Oggi lavora come Country Marketing Manager per un’azienda danese. Sì, mentre studia. Sì, a 23 anni. In Italia, a 23 anni, tanti non sanno ancora cosa fare dopo la triennale.
E poi c’è la qualità dell’insegnamento: corsi in inglese, classi piccole, rapporto diretto con i professori, esercitazioni su casi reali, orari flessibili, e università aperte 24 ore su 24, con docce, cucine e aree studio sempre disponibili. L’unica spesa extra? I libri. E spesso anche quelli sono condivisi.
La Danimarca dimostra che un altro modello è possibile. Uno dove l’università non è un privilegio, ma un diritto garantito e sostenuto, un investimento sulla collettività, non un lusso da pagare con mille sacrifici familiari. In Italia il dibattito resta inchiodato su borse di studio insufficienti, test di ingresso e università che perdono studenti ogni anno.
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