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natura
23 Maggio 2025 - 13:10
Nel Salento, una scoperta inaspettata sta accendendo un nuovo spirito di speranza per gli ulivi colpiti dalla Xylella fastidiosa. Tra Galatone e Collepasso, centinaia di alberi, che sembravano destinati a un inesorabile declino, hanno mostrato una ripresa spontanea, tornando a produrre olive e olio di qualità superiore. Una notizia che cambia la prospettiva sull’emergenza fitosanitaria, aprendo nuove strade per la salvaguardia dell’olivicoltura.
La Xylella fastidiosa è un batterio patogeno che ha devastato milioni di ulivi, soprattutto nel Sud della Puglia. Infettando il sistema vascolare delle piante, impedisce il corretto flusso di acqua e nutrienti, causando il disseccamento rapido degli ulivi (CoDiRO).
Negli ultimi anni, la sua diffusione ha rappresentato una grave emergenza agricola e paesaggistica, mettendo a rischio la coltivazione olivicola, pilastro dell’economia salentina. Durante una due giorni dedicata all’agricoltura sostenibile, nell’ambito del progetto di cooperazione transfrontaliera SusAgri, gli esperti del Parco Regionale delle Dune Costiere hanno osservato un fenomeno straordinario: alcune piante infette sembrano aver sviluppato una resistenza naturale, tornando a produrre olive sane.
Le analisi condotte dall’Università del Salento, guidate dal professor Franco Fanizzi, hanno rilevato un aumento significativo dei polifenoli nell’olio prodotto da questi ulivi “rinati”, conferendo un gusto più deciso e una qualità superiore rispetto all’olio tradizionale del Salento.
Secondo Michele Lastilla, direttore del Parco Dune Costiere, è fondamentale uscire dalla logica dell’emergenza e puntare su strategie di convivenza con il batterio, sfruttando pratiche sostenibili e metodi innovativi. Un esempio virtuoso è l’azienda agricola Curtimaggi di Grottaglie, dove sono già in atto cure che hanno dimostrato di ridurre gli effetti del batterio, permettendo alle piante di sopravvivere e produrre. Simili esperienze si stanno sviluppando anche presso l’Istituto Agrario Pantanelli di Ostuni, che gestisce 400 ulivi monumentali e promuove la formazione di giovani agricoltori per affrontare le sfide climatiche e sanitarie.
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