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Ecco la città italiana che ha vietato ai cittadini di ammalarsi

Belcastro, Calabria: il sindaco firma un’ordinanza-provocazione per denunciare l’assenza di servizi sanitari. Il pronto soccorso? A 45 km di distanza

 Ecco la città italiana che ha vietato ai cittadini di ammalarsi

Belcastro, 1200 anime nel cuore della Calabria, è diventato il simbolo di una protesta tanto surreale quanto drammaticamente reale. Il suo sindaco, Antonio Torchia, ha firmato un’ordinanza che sembra uscita da un romanzo distopico: “È severamente vietato ammalarsi.”

Nessuno scherzo, ma una provocazione. E una denuncia.

L’ordinanza, finita sulle colonne del Guardian e della BBC, impone ai cittadini di “evitare di contrarre malattie che possano richiedere cure mediche d'urgenza”. Un paradosso, certo, ma anche un grido d’allarme: a Belcastro, il pronto soccorso più vicino è a oltre 45 chilometri di distanza, raggiungibile solo con una strada lenta, tortuosa e col limite dei 30 km/h.

“È più facile morire per strada che arrivare vivi in ospedale”, ha dichiarato Torchia in TV, spiegando il senso dell’ordinanza. Una satira amara, messa nero su bianco dopo mesi di silenzi istituzionali e appelli ignorati alle autorità regionali.

Nel paesino calabrese la situazione è quella di tanti borghi italiani dimenticati dalla rete sanitaria. La guardia medica è un miraggio: non copre i weekend, né i festivi, né le notti. Circa metà della popolazione ha più di 65 anni, e ogni malore può diventare una corsa contro il tempo. Letteralmente.

Torchia ha puntato su un linguaggio assurdo perché tutto il resto era già stato tentato: lettere, comunicati, richieste. Nulla aveva sortito effetto. Fino a oggi.

Dietro al gesto eclatante, si cela una strategia comunicativa sottile. Torchia ha usato l’ironia come atto politico, riuscendo a far parlare di Belcastro più di quanto potessero fare mille conferenze stampa. La sua ordinanza è diventata virale, rilanciata da giornali, TV e social.

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