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La scoperta
27 Maggio 2025 - 23:55
Un gruppo di ricercatori spagnoli ha pubblicato uno studio su Archaeological and Anthropological Sciences che propone un’interessante interpretazione su un ciottolo di granito proveniente dal sito di San Lázaro, nel centro della Spagna. Questo ciottolo, grande circa venti centimetri per dieci di larghezza, presenta su un lato un puntino rosso posizionato in modo “strategico” che ricorda un naso, mentre la forma del ciottolo stesso evoca l’immagine di un volto. Potrebbe trattarsi di una delle prime rappresentazioni facciali create nella preistoria, e, ancora più sorprendente, potrebbe essere stata realizzata da un Neanderthal.
Il sito di San Lázaro è noto per le sue evidenze archeologiche risalenti a circa 40.000 anni fa attribuibili appunto a Neanderthal. Gli studiosi hanno analizzato il ciottolo con molteplici tecniche per capirne la composizione, la provenienza e soprattutto la natura del puntino rossastro. Coinvolgendo anche esperti di dermatoglifia della polizia scientifica hanno confermato che quel segno è un’impronta digitale.
Secondo i ricercatori, il ciottolo non è un semplice reperto casuale, ma un oggetto scelto e trasportato intenzionalmente. Il puntino di ocra, unico sul sasso e collocato centralmente, è troppo particolare per essere casuale, suggerendo un atto artistico simbolico. Probabilmente, una mano neanderthaliana ha visto nella forma naturale del ciottolo un volto e ha voluto completarlo con questo segno un po’ come avviene oggi con le decorazioni su pietre nei mercatini artigianali.
Nel sasso si riescono a distinguere sagome che ricordano occhi, profilo di un naso e bocca, rendendo l’oggetto una possibile rappresentazione simbolica. David Álvarez-Alonso, primo autore dello studio, ha dichiarato al Guardian che, se un simile oggetto fosse stato realizzato 5.000 anni fa da Homo sapiens, sarebbe immediatamente riconosciuto come arte “portatile”. Tuttavia, associare i Neanderthal all’arte continua a essere fonte di dibattiti e pregiudizi, spesso involontari, nella comunità scientifica.
Gli autori definiscono questa scoperta “doppiamente eccezionale” perché rappresenta non solo una possibile espressione di pensiero simbolico ma anche l’impronta digitale più completa mai identificata, fatta eccezione per un frammento simile rinvenuto a Königsaue, in Germania. Entrambe le impronte hanno un’età comparabile risalente a decine di migliaia di anni fa rendendo questo ciottolo un reperto unico nel suo genere.
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