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l'acquisto di una casa
29 Maggio 2025 - 12:45
Oggi, la casa dei millennial spesso non è più soltanto uno spazio fisico, ma un’immagine costruita e condivisa online. Quel luogo che vediamo scorrere sui social è fatto di scaffali minimalisti, poster selezionati con cura, vasi dallo stile giapponese, tutto perfettamente ordinato e illuminato. A volte, questa casa esiste solo come fotografia, un’alloggio temporaneo o condiviso che diventa, però, il palcoscenico di una narrazione estetica attentamente curata.
Scorrendo tra le bacheche di Pinterest o i video di TikTok, emerge un vero e proprio fenomeno culturale: milioni di visualizzazioni dedicate al “decorare casa”, non tanto per possedere un bene materiale, quanto per raccontare un’identità, costruire un senso di appartenenza. La casa è diventata un atto estetico, una performance digitale che riflette molto di più di una semplice preferenza stilistica.
Dietro questa meticolosità c’è un bisogno più profondo: quello di trovare un punto fermo in un mondo che cambia rapidamente, fatto di lavori instabili, relazioni liquide e città sempre in movimento. La casa, anche quando non è di proprietà, rimane uno degli ultimi spazi in cui si può esercitare un controllo reale. La pandemia e lo smart working hanno accentuato questo ruolo, trasformando le mura domestiche nel centro delle nostre vite sociali, lavorative e affettive.
Intorno a questa trasformazione è nato un intero universo fatto di micro-brand, tutorial fai-da-te e strategie per arredare con poco. Lo stile che domina è essenziale, ispirato al design scandinavo ma contaminato da richiami nostalgici agli anni ’90, un mix di toni neutri e accenti pastello. La casa diventa un collage di piccoli dettagli messi insieme come una moodboard: il salotto non è più solo uno spazio per ricevere, ma una zona multifunzione per lavorare, rilassarsi, praticare yoga o ricevere amici. La cucina è quasi un set fotografico e il bagno risponde a logiche estetiche precise.
Eppure, questa immagine idealizzata si scontra con una dura realtà economica: acquistare una casa per i trentenni di oggi è diventato un sogno lontano. I prezzi delle abitazioni sono cresciuti vertiginosamente, soprattutto nelle grandi città, mentre i salari rimangono stagnanti. La maggioranza dei giovani non può permettersi un mutuo senza un sostegno familiare e spesso si ritrova a contrarre debiti pesanti per mantenere un’abitazione. Negli Stati Uniti e in Italia, molti adulti millennial ricevono ancora aiuti economici dai genitori per far fronte a spese essenziali come affitti e bollette.
Nel suo saggio L’Italia senza casa, Sarah Gainsforth denuncia la trasformazione della casa da spazio abitativo a merce di investimento, un fenomeno che lascia milioni di case vuote mentre tanti faticano ad accedere a un’abitazione dignitosa. Questa crisi abitativa è un riflesso di una profonda disfunzione sociale ed economica, che rende l’accesso alla casa non solo una questione privata, ma anche un indicatore della salute democratica di un Paese.
Dentro questo paradosso – il desiderio di una casa e la difficoltà di averla davvero – nasce quella cura quasi ossessiva per l’estetica domestica. Le case dei millennial non sono grandi o lussuose, ma sono spazi coerenti, minimalisti, che rispecchiano un ideale di gentilezza, sostenibilità e ordine visivo. È una risposta creativa e simbolica a una precarietà diffusa: se non si può possedere, si può almeno abbellire e raccontare la propria storia.
I social diventano così il palcoscenico di questa narrazione abitativa. Account come @@apartmenttherapy o @home.with.leanne raccolgono milioni di persone che condividono soluzioni pratiche, trasformazioni a basso costo e spazi personali, raccontando emozioni di comfort, controllo e appartenenza. Non si tratta di mostrare case perfette, ma di condividere un pezzo di sé, di affermare con orgoglio: “Questa è la mia casa.” E mentre il mondo reale sembra complicare l’accesso a un’abitazione stabile, online si continua a sognare, decorare, costruire con pazienza una dimora anche solo digitale.
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