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Lo studio
29 Maggio 2025 - 23:20
Ogni giorno incrociamo decine di volti, stringiamo mani, scambiamo sguardi. Quello che forse non sappiamo è che il nostro cervello impiega meno di 200 millisecondi — meno di un battito di ciglia — per decidere se fidarsi o meno di una persona. Un meccanismo automatico, rapidissimo e inconscio, nato per proteggerci dai pericoli.
Secondo uno studio pionieristico della Princeton University (Willis & Todorov, 2006), bastano appena 100-200 millisecondi di esposizione al volto altrui per formulare giudizi su tratti chiave come affidabilità, simpatia, aggressività e competenza.
Il nostro cervello, grazie all’interazione tra amigdala e corteccia prefrontale mediale, elabora all’istante espressioni facciali, microsegnali emotivi e configurazioni visive che, nel corso della storia evolutiva, sono stati associati a comportamenti amichevoli o minacciosi. In pratica, ci fidiamo “a pelle” molto prima che l’altro abbia la possibilità di parlare o agire.
Il rovescio della medaglia? Questi giudizi istantanei non sono sempre corretti e sono fortemente condizionati da pregiudizi culturali, esperienze personali e stereotipi profondamente radicati. Così, potremmo definire “inaffidabile” qualcuno semplicemente per un’espressione poco sorridente, un volto insolito o un modo di fare differente dal nostro.
In un mondo sempre più complesso e multiculturale, comprendere quanto la prima impressione domini le nostre relazioni è fondamentale. Solo riconoscendo i limiti di questo meccanismo mentale possiamo imparare a rallentare il giudizio, ascoltare con attenzione e coltivare l’empatia, aprendo la strada a rapporti più autentici e consapevoli.
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