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Il caso Salvini e i toscani: quando l’ironia fa scandalo

Una battuta sul vino accende un dibattito nazionale tra politica, consorzi e correttismo esasperato

Il caso Salvini e i toscani: quando l’ironia fa scandalo

Una frase buttata lì con tono ironico, un riferimento incrociato tra vini e rivalità regionali, e il finimondo è servito. L’ultima miccia accesa dal ministro Matteo Salvini non riguarda né infrastrutture né migranti, ma una considerazione spiritosa su due vini d’eccellenza: il Montepulciano d’Abruzzo e il Nobile di Montepulciano. Alla sottolineatura del presidente della Regione Abruzzo sul successo internazionale del vino locale, Salvini ha risposto: “Ah, sì? Meglio, perché i toscani hanno rotto le palle.”

Una battuta, appunto. Di quelle che in passato avrebbero strappato un sorriso o, al massimo, una frecciata di risposta. Invece, nel clima attuale, ha dato il via a un piccolo terremoto politico-mediatico, tra dichiarazioni indignate di parlamentari, consorzi vitivinicoli e amministratori locali.

Che si trattasse di una frase ironica era chiaro dal tono e dal contesto. Ma oggi sembra che l’ironia abbia perso cittadinanza, soprattutto in politica. Il rischio di offendere qualcuno – o meglio, di alimentare la prossima ondata di polemiche online – è ormai tale da rendere impraticabile anche il semplice gusto della battuta.

Eppure, la tradizione italiana è sempre stata ricca di sfottò regionali: i liguri tirchi, i romani che se la tirano, i milanesi maniaci dell’efficienza. Non verità, ma stereotipi con cui si gioca e si ride. Adesso, invece, anche un’uscita che suona come un “modo di dire” diventa oggetto di censure e richieste di scuse.

Siamo passati dalla contestazione permanente al protocollo permanente. Dove negli anni Sessanta si gridava che “tutto è politica”, oggi tutto è occasione per indignarsi, purché sia mediaticamente efficace. E così si costruiscono indignazioni a tavolino, mentre i politici diventano automi del linguaggio istituzionale, sempre più lontani dalla lingua reale delle persone.

Il punto è che in questa atmosfera ogni parola deve essere misurata, sterilizzata, conforme. Guai a lasciare spazio all’irriverenza, all’ironia, all’improvvisazione. E chi lo fa, finisce nel tritacarne. Ma l’Italia – e i toscani per primi – è anche la patria della risata sagace, della battuta tagliente, dell’autoironia. Per questo, forse, conviene davvero ricordarlo a voce alta: i toscani non sono spocchiosi, né suscettibili. E se qualcuno scherza sul loro conto, spesso sono i primi a riderne.

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