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Curiosità
30 Maggio 2025 - 15:15
Punto geografico
È una delle scoperte più affascinanti e controverse degli ultimi decenni, eppure è rimasta nell’ombra. Nel 2001, al largo della penisola cubana di Guanahacabibes, due ricercatori canadesi hanno rilevato un complesso di strutture sommerse a 650 metri di profondità, tra cui spiccano imponenti formazioni piramidali. Una scoperta che ha sollevato interrogativi profondi sull’esistenza di civiltà antiche scomparse senza lasciare traccia.
Le immagini sonar raccolte da Paulina Zalitzki e Paul Weinzweig, impegnati in una missione geologica per il governo cubano, hanno mostrato edifici in pietra disposti con precisione geometrica. Alcuni blocchi, in granito, sembrano addirittura assemblati artificialmente, una caratteristica difficile da attribuire a fenomeni naturali.
Con il supporto del geologo Manuel Iturralde, furono effettuate ulteriori esplorazioni con veicoli subacquei telecomandati. I risultati suggerivano che le strutture potessero avere oltre 6.000 anni, un’epoca precedente alla civiltà Maya e alla costruzione delle piramidi egizie. Un’ipotesi che ha immediatamente evocato il mito di Atlantide e altre leggende sul “continente perduto”.
Alcune teorie parlano di un antico ponte di terra tra lo Yucatan e Cuba, sprofondato a causa di movimenti tettonici. L’innalzamento del mare dopo l’ultima glaciazione è stato escluso, dato che il livello degli oceani non è mai aumentato al punto da giustificare una tale profondità.
La scoperta, però, non ha avuto seguito scientifico. Nessuna spedizione è mai stata avviata per analizzare direttamente le strutture. I video e i dati del 2001 restano l’unica testimonianza, e il mistero rimane: si tratta di una città sommersa di origine umana, o di un’anomalia geologica ancora da comprendere?
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