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Vita su altri pianeti: la proposta shock degli scienziati, “iniettiamola noi”

Encelado, luna ghiacciata di Saturno, è tra i candidati principali, grazie alla presenza di un oceano salato

Vita su altri pianeti: la proposta shock degli scienziati,  “iniettiamola noi”

La vita oltre la Terra non è più solo un sogno fantascientifico, ma una possibilità concreta secondo la maggior parte degli esperti. Nell’immensità dell’Universo, l’ipotesi che esistano forme di vita – almeno microbiche – è considerata altamente probabile. Eppure, a oggi, il paradosso di Fermi continua a inchiodarci alla realtà: nessuna prova, nessun segnale. Ma forse non serve guardare troppo lontano. Alcuni corpi del nostro Sistema solare presentano condizioni che potrebbero ospitare forme di vita simili a quelle terrestri.

Encelado, luna ghiacciata di Saturno, è tra i candidati principali. Al di sotto della sua superficie si nasconde un oceano salato che, in corrispondenza di bocche idrotermali, potrebbe ospitare organismi simili agli estremofili terrestri. La sonda Cassini, nei suoi storici sorvoli, ha individuato molecole organiche nei geyser che la luna sputa nello spazio. Ma non è l’unica: l’oceano sotto i ghiacci di Europa (luna di Giove), i laghi di metano su Titano e perfino alcuni ambienti marziani – oggi aridi ma un tempo attraversati da fiumi e laghi – rappresentano mete di grande interesse astrobiologico.

La NASA lo sa bene e ha già in programma missioni dedicate: Dragonfly per volare su Titano, Enceladus Orbitlander per esplorare i geyser di Encelado. L’obiettivo? Cercare tracce biologiche. E se non ci fossero? È proprio da questa ipotesi che nasce una proposta destinata a far discutere: inoculare la vita terrestre su mondi alieni sterili. L’idea arriva da un team internazionale composto da scienziati dell’Università di Edimburgo e della Scripps Institution of Oceanography di San Diego.

L’esperimento, affermano i ricercatori, andrebbe condotto solo dopo aver escluso con ragionevole certezza la presenza di vita autoctona. Le finalità sarebbero ambiziose: osservare come la vita attecchisce in un ambiente alieno potrebbe offrire indizi fondamentali su come i primi organismi abbiano colonizzato la Terra. E, rispetto a colossali progetti di terraformazione, l’introduzione controllata di microrganismi rappresenterebbe un’alternativa a basso costo e tecnologicamente già realizzabile.

Ma il dilemma etico è tutt’altro che risolto. La possibilità di alterare in modo irreversibile un ambiente extraterrestre, per di più senza la certezza dell’assenza di vita, solleva interrogativi profondi. Come ricordano gli autori dello studio pubblicato su Space Policy, anche sul nostro pianeta milioni di specie attendono ancora di essere scoperte, soprattutto negli abissi marini. Pensare di conoscere appieno un mondo alieno appare, quindi, quantomeno azzardato.

E poi c’è la questione legale: i regolamenti internazionali – dal COSPAR alla Commissione ONU sull’uso pacifico dello spazio – impongono rigide norme di protezione planetaria. Le sonde dirette verso corpi potenzialmente abitabili devono essere sottoposte a complessi processi di sterilizzazione per evitare contaminazioni biologiche. Per questo l’ipotesi di inoculare microrganismi su altri mondi richiederebbe una rivoluzione non solo scientifica, ma anche normativa e culturale.

“Dobbiamo decidere se opporci per principio o se un alto grado di fiducia nell’assenza di vita, basato su adeguati campionamenti, possa giustificare l’inoculazione”, concludono gli autori. La posta in gioco è altissima: non solo la scoperta della vita oltre la Terra, ma la responsabilità – inedita e forse inquietante – di esserne noi gli artefici.

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