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DeepSeek rilancia la sfida: l’IA cinese che fa tremare Silicon Valley

Il modello ha migliorato le proprie capacità di ragionamento, riducendo il tasso di allucinazioni in ambiti chiave

DeepSeek rilancia la sfida: l’IA cinese che fa tremare Silicon Valley

La Cina è tornata all’attacco. DeepSeek, la start-up di intelligenza artificiale che ha fatto tremare la Silicon Valley all’inizio del 2025, ha rilasciato un nuovo aggiornamento del suo modello R1. Definito dalla stessa azienda un semplice “minor update”, R1-0528 è in realtà un colpo assestato con precisione nel cuore della competizione globale sull’IA generativa.

Il modello, infatti, ha migliorato sensibilmente le proprie capacità di ragionamento, riducendo il tasso di allucinazioni fino al 50% in ambiti chiave come la sintesi e la riscrittura. Risultati che avvicinano R1 ai colossi O3 di OpenAI e Gemini 2.5 Pro di Google. Un progresso che ha spinto Adina Yakefu, ricercatrice di Hugging Face, a dichiarare alla CNBC: “L’ultimo aggiornamento di DeepSeek è più preciso, più potente e si posiziona ormai nella fascia alta della competizione globale”.

E pensare che tutto è partito con appena sei milioni di dollari. A gennaio, il debutto di DeepSeek aveva sorpreso analisti e osservatori: un’IA gratuita, performante e sviluppata con un budget minimo rispetto ai colossi americani. Ma con un impatto strategico gigantesco. La nuova versione rappresenta un altro passo verso il rilascio del modello R2, atteso a breve, dopo che Reuters ne aveva anticipato la pubblicazione per maggio.

Il successo di DeepSeek si inserisce in un contesto sempre più teso tra Cina e Stati Uniti, dove la leadership tecnologica è al centro di una silenziosa ma serrata guerra fredda. E la risposta di Washington non si è fatta attendere: Google ha lanciato livelli scontati per Gemini, mentre OpenAI ha reagito con un modello O3 Mini meno esoso in termini di potenza computazionale e più accessibile.

Mentre gran parte delle aziende cinesi scommette sull’hardware avanzato, DeepSeek ha deciso di cambiare rotta. “Ha ottimizzato le risorse software e abbracciato l’open source, sfruttando l’intelligenza collettiva”, ha spiegato Marina Zhang, docente alla University of Technology di Sydney, a Wired USA. Una scelta strategica che ha permesso all’azienda di aggirare i blocchi sull’export e di accelerare lo sviluppo tecnologico, trasformando la scarsità in un vantaggio competitivo.

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