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Sicurezza

Macchine, moto o aereo? Uno studio ha rivelato qual è il mezzo più pericoloso

A rivelarlo la Northwestern University, che ha preso in esame il numero di decessi per miliardo di miglia percorse

Macchine, moto o aereo? Uno studio rivela qual è il mezzo più pericoloso

È la moto il mezzo di trasporto più pericoloso in assoluto. A certificarlo è uno studio della Northwestern University, che ha preso in esame il numero di decessi per miliardo di miglia percorse. Il risultato è allarmante: 212,57 morti, una cifra che sovrasta nettamente quella di qualsiasi altro mezzo di trasporto.

Al secondo posto si colloca la bicicletta, con un tasso di 44,6 vittime ogni miliardo di miglia. Sebbene molto più basso rispetto alle motociclette, resta un dato significativo, soprattutto alla luce del crescente uso urbano della bici come alternativa ecologica. In fondo alla classifica dei veicoli privati più rischiosi si trova invece l’automobile, che fa registrare 7,28 morti per miliardo di miglia percorse: un numero che, seppur contenuto, sfata in parte la percezione diffusa di sicurezza legata alle quattro ruote.

A sorprendere è invece il versante opposto della classifica. Nonostante le paure comuni, l’aereo si conferma il mezzo più sicuro, con appena 0,07 morti ogni miliardo di miglia percorse. Le probabilità di incidente mortale in volo sono infinitesimali, grazie agli standard altissimi di manutenzione, al controllo costante e all’automazione sofisticata dei sistemi di bordo.

A metà classifica troviamo i mezzi pubblici terrestri. Gli autobus (0,11), metro (0,24), treno (0,43) e persino la nave (3,17), tutti abbondantemente al di sotto dei livelli di rischio delle opzioni su strada. Oltre a rappresentare soluzioni sostenibili e pratiche per la mobilità urbana, garantiscono anche elevati livelli di sicurezza per i passeggeri.

Lo studio rilancia con forza il dibattito sulla sicurezza stradale, in particolare nei confronti dei veicoli più vulnerabili. Le moto, simbolo di libertà e adrenalina, pagano un prezzo altissimo in termini di vite umane. Non si tratta soltanto di responsabilità individuale, ma anche di infrastrutture non sempre adeguate, scarsa visibilità da parte degli automobilisti, e mancanza di dispositivi di protezione efficaci.

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