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IL CASO
01 Giugno 2025 - 12:50
Un gesto d’impulso, parole che non avrebbero mai dovuto essere scritte, soprattutto da chi, per mestiere, educa le nuove generazioni. È questa la sintesi della vicenda che ha coinvolto Stefano Addeo, docente di tedesco in un liceo della provincia di Napoli, finito al centro delle cronache per un post social in cui augurava la morte alla figlia della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Un gesto che lui stesso definisce «stupido», ma che ora rischia di costargli caro.
Il professore, prossimo alla pensione, ha ammesso pubblicamente il proprio errore, definendo quel messaggio «un gesto stupido, scritto d’impulso». Nel post, poi cancellato, Addeo aveva evocato per la piccola Ginevra, di appena sette anni, la stessa tragica sorte di Martina Carbonaro, la ragazza di Afragola uccisa dall’ex fidanzato. Un riferimento scioccante, che ha immediatamente sollevato indignazione e acceso i riflettori sulla responsabilità delle parole, soprattutto in rete.
Rintracciato dalla polizia postale, Addeo si è detto profondamente dispiaciuto: «Mi pento del contenuto. Non si augura mai la morte, soprattutto a una bambina. Ma non ritiro le mie idee politiche: non mi sento rappresentato da questo governo». Il docente ha spiegato di aver scritto quelle parole dopo aver visto un servizio televisivo sull’invio di armi italiane a Israele, lasciandosi andare a un commento che, riconosce oggi, non lo rappresenta.
Il caso ha sollevato un polverone non solo mediatico, ma anche istituzionale. Il ministero dell’Istruzione ha avviato un’indagine interna e l’Ufficio scolastico regionale procederà con un’istruttoria disciplinare: il professore rischia il licenziamento, proprio a un passo dalla pensione. «Mi rendo conto della gravità… Ma in classe non ho mai fatto politica. I miei studenti mi conoscono, mi vogliono bene. Odio ogni forma di violenza», ha dichiarato Addeo, sottolineando il suo impegno nel volontariato e il rispetto per i valori educativi.
La vicenda ha però avuto un effetto boomerang: Addeo ha raccontato di essere stato a sua volta vittima di minacce di morte sui social e di atti intimidatori, come il lancio di pomodori contro le vetrine di casa. «Sono andato alla Polizia Postale, ho sporto denuncia», ha spiegato, chiarendo di aver cancellato il post non per paura, ma per un’autonoma presa di coscienza dell’errore commesso.
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