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La scelta
02 Giugno 2025 - 12:20
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Colpo di scena a Washington. A poche ore dall’audizione di conferma al Senato, Donald Trump ritira la nomina di Jared Isaacman alla guida della Nasa. Una decisione che spiazza l’intero settore spaziale e irrita Elon Musk, grande sponsor del candidato e amico personale dell’ex presidente. La frattura tra i due magnati, finora celata dietro sorrisi e strette di mano, sembra ormai deflagrata.
“Dopo un’attenta revisione dei precedenti legami, ritiro la nomina di Isaacman. Presto indicherò un nuovo candidato che metta l’America al primo posto nello spazio”, ha scritto Trump sul suo social Truth. Secco e risoluto. E immediata è arrivata la replica di Musk su X: “È raro trovare qualcuno così competente e di buon cuore”.
La scelta arriva all’indomani della cerimonia ufficiale che ha segnato il congedo di Musk dal ruolo di capo del Doge, l’ambizioso piano spaziale condiviso fino a ieri con Trump. Un evento in pompa magna nello Studio Ovale, pensato per esibire armonia, ma che ora appare solo come il sipario su una rottura annunciata. In realtà, i dissapori tra i due si sono moltiplicati: dalle critiche del patron di Tesla alla legge di bilancio repubblicana, giudicata troppo onerosa per le casse statali, ai dazi commerciali mal digeriti dalla Silicon Valley.
Il dietrofront su Isaacman – imprenditore, astronauta commerciale e già CEO di Shift4 – è interpretato da molti come una risposta diretta alle recenti “bacchettate” di Musk. Se ufficialmente il motivo del ritiro sarebbero i “precedenti legami” del candidato, incluso qualche contributo passato ai democatici, la realtà è più complessa: lo stesso Isaacman ha finanziato anche i repubblicani e persino Trump. Ma il suo stretto rapporto con Musk – compresi due voli spaziali con SpaceX – e la sua tiepida opposizione al taglio del personale Nasa richiesto dal presidente hanno fatto scattare l’allarme nei ranghi del GOP.
In corsa per il ruolo di amministratore dell’agenzia spaziale ora ci sarebbe Steven Kwast, generale dell’Aeronautica militare in pensione, uno dei primi promotori della Forza Spaziale americana e figura di fiducia dell’universo trumpiano. Con lui, la Nasa potrebbe tornare a essere una roccaforte politica, e il programma spaziale un’estensione della visione muscolare e patriottica dell’ex presidente.
Intanto, il siluramento di Isaacman lascia intravedere un messaggio chiaro: chi non è perfettamente allineato alla rotta del comandante in capo rischia di essere espulso dall’orbita. Anche se ha amici molto potenti.
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