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SALUTE & SCIENZA
02 Giugno 2025 - 21:00
Non serve vincere alla lotteria per sentirsi felici, né aspettare che la vita sia perfetta. La felicità, quella vera, si può costruire giorno dopo giorno. E non è solo una sensazione gradevole: secondo la scienza, è una risorsa potente che può allungare la vita, migliorare la salute e rendere più forti davanti alle difficoltà. Sempre più ricerche dimostrano che il benessere non è un regalo del destino, ma una competenza da allenare.
Emozioni positive come la gratitudine, l’empatia e l’ottimismo attivano nel cervello circuiti neurochimici complessi: dopamina, ossitocina e vasopressina non regolano solo l’umore, ma rafforzano il sistema immunitario e proteggono da stress e infiammazioni. Chi coltiva queste abitudini ogni giorno ha una maggiore stabilità emotiva e affronta meglio i momenti critici. Lo conferma anche uno studio pubblicato nel 2024 su Neuroscience News, secondo cui esercitare la gratitudine ha effetti diretti sulla resilienza psicologica e sul benessere a lungo termine.
Ma c’è di più. La felicità, spiegano gli esperti, è strettamente legata alla qualità delle relazioni umane. Il più lungo studio mai condotto dalla Harvard University – iniziato nel 1938 e tuttora in corso – ha dimostrato che i fattori più predittivi di una vita felice e longeva non sono né la carriera né il denaro, ma i legami affettivi autentici: partner, amici, famiglia. Amare ed essere amati offre un rifugio contro la solitudine, riduce il rischio di depressione e rallenta il decadimento cognitivo. Se la felicità si può apprendere, allora è fondamentale insegnarla fin dall’infanzia.
Promuovere l’intelligenza emotiva, educare all’ottimismo e incoraggiare l’espressione sincera dei sentimenti sono strumenti essenziali per affrontare la vita con fiducia. I bambini imparano più da ciò che vedono che da ciò che sentono dire: ecco perché genitori e insegnanti devono essere prima di tutto esempi coerenti. Insegnare la felicità, però, non vuol dire negare il dolore. Le ferite esistono, alcune non si rimarginano mai. Ma anche dentro quelle crepe può nascere una forma di gratitudine più concreta, forse meno luminosa ma più vera. La felicità, insomma, non è un punto d’arrivo, ma una pratica quotidiana. E da questa pratica può dipendere non solo la qualità, ma anche la durata della nostra vita.
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